Agcom e Kung fu Panda: alleati e gentleman
Questa volta uniamo due temi differenti, di attualità nelle settimane scorse. Produzione sotto la lente. Il primo è il risultato dell’indagine Agcom sulle imprese audiovisive (che abbiamo pubblicato su e-duesse lo scorso 29 febbraio). A seguito di una lunga analisi su centinaia di aziende del settore, e di numerose audizioni e contributi scritti, l’Autorità Garante delle Comunicazioni ha realizzato questo corposo lavoro. Un malloppone di quasi duecento pagine, di cui non è stato facile operare una sintesi che trovate all’interno di questo numero. Ci sono alcune considerazioni che sono note a chi lavora in questo mercato, come le dimensioni ridotte della maggior parte delle imprese di produzione, la limitata competitività internazionale, i difficili rapporti con i broadcaster, lo squilibrio delle aziende italiane rispetto agli Over-The-Top che godono di condizioni favorevoli sul piano normativo. Che seguito si darà a questo lavoro è da vedere, ma già l’iter legislativo intrapreso dal ministro Dario Franceschini si è giovato di questo supporto fondamentale: per decidere come legiferare, conoscere un settore è indispensabile. Ma se sulle condizioni “asimmetriche” di cui si avvantaggiano gli OTT sono stati tutti d’accordo, produttori e broadcaster si sono divisi su molti aspetti di un lavoro comune che li vede alleati che si guardano spesso in cagnesco. In parte è inevitabile, se un produttore indipendente vuole esserlo davvero e si sente con le mani legate a causa di un sistema di gestione del diritto sul prodotto, da lui ideato e realizzato, che vede a vantaggio delle tv; e, dall’altra parte, se un broadcaster reclama il ruolo che spetta a chi finanzia in toto o quasi lo stesso prodotto. Analoghe distanze si hanno su quote di programmazione e altri temi. Al legislatore si dovrà chiedere uno scatto di fantasia perché si affrontino questi problemi trovando un minimo comun denominatore tra le due parti, che devono lavorare in sintonia per il bene del mercato. Senza la creatività dei produttori indipendenti, ci potremmo scordare i premi internazionali e un rinnovato rapporto con il pubblico (anche se ancora a fasi alterne). Senza la forza dei broadcaster non si potrebbero operare su scale “dimensionali” importanti, che permettono ambizioni maggiori, commerciali ma anche autoriali: solo grazie alla tv, spesso quella di Stato, si possono operare rischi di vario tipo, anche creativo. I premi si devono anche a questo, si veda il recente Orso d’oro di Gianfranco Rosi al Festival di Berlino. Distribuzione ai ferri corti? Il recente caso delle anteprime di Kung Fu Panda 3 ha riaperto ferite mai rimarginate. Un esteso piano di proiezioni, da parte di Fox Italia, nel weekend precedente all’uscita ha scatenato la reazione dei distributori, soprattutto italiani e indipendenti, che avevano titoli importanti in uscita. Su questo tema, crediamo che ogni distributore sia libero di fare quel che gli pare con il proprio prodotto: la concertazione non è prevista e, anzi, solleverebbe quesiti da parte di altre “authority”. Ma è certo che, se ci sono intese verbali tra aziende, per informazioni che giungano tempestivamente al mercato – e quindi al pubblico, che invece ha scoperto queste anteprime all’ultimo momento come i concorrenti: a chi giova? – non ci si può sorprendere se un blitz “last minute” suscita un pandemonio. Certo, poi in questi casi bisognerebbe ricordarsi delle proprie azioni e incoerenze, dai cambi data ai mancati day and date. Personalmente, inoltre, la richiesta di codificare tutto, con regole, in ambito associativo non ci convince. In quella sede si può operare solo per “gentleman agreement”. Ricordandosi di comportarsi sempre da gentleman nella quotidianità.
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