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A causa della crisi finanziaria globale e del crollo dell’attività immobiliare, l’annus horribilis appena passato ha lasciato le imprese e la distribuzione con il fiato corto. Uno tra i settori più sofferenti è stato quello della ceramica e i numeri parlano chiaro. Con una perdita di fatturato di circa un miliardo di euro (5,5 miliardi del 2008), le vendite delle piastrelle in Italia, nel 2009, sono state pari a 122 milioni di mq (-19,1% ) mentre all’estero di 286 milioni di mq (-19,6%). Questi dati fanno riflettere e hanno portato gli esponenti delle associazioni a richiedere l’intervento delle istituzioni per cercare di risollevare le sorti. Ma, dato che non si può stare fermi ad aspettare, è necessario reagire subito e industria e distribuzione devono ripartire dalle proprie forze. Come? Uno tra i metodi più efficaci è tornare a investire sulle risorse umane. Per certi versi potrà risultare semplicistico, invece, è necessario comprendere che la qualità, la competenza, la preparazione e l’aggiornamento continuo sono fattori che concorrono all’accrescimento del business. Confindustria Ceramica lo ha capito tanto che, insieme a Fondimpresa, fondo interprofessionale dedicato alla formazione, e Cerform, l’ente di formazione dedicato al settore, hanno dato vita a un programma nazionale di formazione per la filiera (operativo fino al 23 settembre per un totale di 3.300 ore di attività) dal valore di circa mezzo milione di euro. Questa iniziativa, rivolta a tutte le aziende, parte dal distretto ceramico di Sassuolo ma tocca anche la zona di Civita Castellana (Lazio), Vietri sul Mare (Campania), la Liguria (Genova), Milano e le zone circostanti, Veneto e Friuli Venezia Giulia.A sua volta, anche l’industria sa quanto sia importante la formazione rivolta al trade tanto che, come emerge dall’inchiesta di questo numero (si veda l’articolo a pag. 30), torna a investire, soprattutto in un momento delicato come questo, e organizza corsi, convegni e workshop dedicati ai nuovi prodotti, alle tecniche di vendita, alle certificazioni, ai materiali e a tutti quei temi essenziali per incrementare il sell out. Rispetto all’industria, però, non sempre la distribuzione comprende fino in fondo l’importanza della formazione e la sottovaluta perché, talvolta, viene vissuta come una perdita di tempo e denaro e, in generale, non è ritenuta una leva per accrescere la redditività del punto vendita. Ma, come ha spiegato Giorgio Fossa, presidente di Fondimpresa, “domani, quando l’economia ripartirà a pieni giri, non ci sarà posto per tutti ma solo per chi sarà preparato, solo per chi non sarà rimasto lo stesso di prima. Allo start della ripresa economica l’affollamento sarà notevole, e li si metterà in gioco tutto il vantaggio competitivo accumulato”.
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