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C’è un po’ di confusione in questo momento nel nostro settore a causa di alcune dichiarazioni dell’industria di voler aumentare la quota export nei prossimi anni senza però spiegare gli obiettivi e come intende lavorare in Italia per non diminuire ancora il fatturato. A creare incertezza si aggiungono anche le associazioni di settore che, come ci hanno dichiarato molti rivenditori, invece di creare iniziative innovative per il nostro mercato, sembrano più concentrate a sensibilizzare i produttori a costruire delle reti d’impresa per presentarsi all’estero.Per cercare di fare chiarezza, e per dare una risposta ai lettori che ci hanno chiesto di fare da portavoce, abbiamo intervistato un pool di noti brand per cercare di capire se l’Italia è ancora una priorità, quali sono le strategie che vogliono mettere in atto, come intendono mantenere i fatturati e, soprattutto, se continueranno a investire nel trade. Le risposte sono state molto interessanti e indicano piani ovviamente diversi, ma che vanno tutti verso un’unica direzione: sicuramente crescere all’estero, dove la richiesta di prodotti made in Italy è molto alta, ma senza trascurare il mercato italiano.La distribuzione può, quindi, tranquillizzarsi perché le aziende non stanno mettendo da parte l’Italia e soprattutto non stanno scappando all’estero come è stato riportato in modo, a volte troppo semplicistico, anche da alcune riviste. L’industria c’è, non ha fermato la macchina della creatività e anche se ha allentato un po’ la presa, non si è né arresa né fermata e, soprattutto, ha dichiarato chiaramente di voler restare accanto ai partner ai quali continua a dare fiducia. Certamente, come spiegano gli intervistati (leggi le interviste complete a pag 19), la fiducia va mantenuta, e i clienti devono dimostrare di aver abbandonato, una volta per tutte, gli atteggiamenti individualisti per prediligere il lavoro di squadra finalizzato a un obiettivo comune: la vendita e il profitto.E per quanto riguarda gli investimenti? I produttori sono stati chiari: continueranno a investire, questo è certo – qualcuno ci ha anche dichiarato di voler incrementare rispetto agli anni scorsi – ma a cambiare sarà il modo. Non capitalizzeranno più a tappeto come hanno fatto in passato, ma si concentreranno solo su quei partner che si sono messi in gioco, che stanno dimostrando di aver ancora voglia di lottare, che stanno razionalizzando e che sposano la logica del vendere meno, ma vendere meglio. Come deve leggere il trade tutto questo? Sicuramente in modo positivo e come uno stimolo a guardare il mercato con occhi nuovi, perché l’industria ha in atto una metamorfosi e sta cambiando pelle, e ha bisogno di poter puntare su partner che condividono questa trasformazione, e soprattutto che la mettano in pratica.
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