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Si stima che le vendite online di prodotti di arredamento e di design arriveranno a toccare i 100 milioni di euro a fine 2013, cifra che, rispetto all’anno scorso è praticamente più che raddoppiata. Per giustificare questi dati basta far e un giro on line: nel solo ultimo anno sono proliferati i siti dedicati al design firmato e alla casa in generale come lovethesign.com, dalani.it o loveli.it (DeClub da solo ha generato vendite per 2 milioni di euro), e quelli creati dai designer stessi, come Formabilio.com, che non spingono solo i prodotti firmati, mai aiutano anche le nuove leve a farsi conoscere. Come deve porsi il retail tradizionale davanti a questo fenomeno in forte espansione?Innanzitutto deve guardarlo con attenzione per capire che potenzialità ha e di che entità si sta parlando: gli e-shopper italiani che hanno fatto acquisti tra l’aprile 012 e l’aprile 013 sono stati oltre 13,6 milioni, cifra molto rilevante che è arrivata a 14 durante lo scorso periodo natalizio. E ancora, su 10 utenti che navigano su Internet e si informano su prodotti e marchi, un terzo di questi fa acquisti on line (su eBay, dove sono presenti anche i grandi brand e c’è un’ampia offerta di complementi di design, tra cui oggetti cult, vengono venduti 9 articoli di arredamento e bricolage al minuto e la categoria Casa, Arredamento e Bricolage è divenuta la seconda per articoli venduti (+42%). Riportiamo questi dati per sottolineare che non siamo di fronte a una moda passeggera, ma a un cambiamento nei modelli d’acquisto: questo non significa che i consumatori acquisteranno solo on line, anzi (a oggi sono ancora un numero ridotto), ma che al negozio fisico si è accostato quello virtuale. Ecco perchè è importante che i retailer comprendano come sfruttare l’e-commerce a proprio vantaggio. Qualche esempio pratico? Invece di usare il sito internet solo per presentare l’insegna e far vedere qualche prodotto, perché non cominciare a inserire una sezione di vendite on line per spingere il sell out di quei prodotti che si fa più fatica a vendere o che non necessitano di grosse argomentazioni? Per esempio i complementi e gli accessori sono l’ideale e sono semplici da trattare e consentono anche di provare un canale che si conosce poco. Facciamo l’esempio di questi articoli perché hanno un sell out in fortissima contrazione e, prima di lasciarli completamente in mano alla Gd, perché non provare a incentivarli via web abbinandoli a sconti, a iniziative di cross selling o a buoni da utilizzare in negozio per acquistare altri prodotti? O ancora, dato che sta arrivando il periodo di saldi, perché non inventarsi qualche promozione in partnership con i brand dato che gli e-shopper sono più propensi a spendere in questo periodo? Come vedete di idee ce ne sono molte (qui noi vi abbiamo dato solo qualche spunto), ma per capire come usare la rete, interagite maggiormente con i vostri brand partner che in questo ambito sono già più avanti e potranno creare con voi iniziative interessati che vi permetteranno non solo di spingere la domanda, ma anche di lavorare sulla pedonabilità del punto vendita perché, come testimoniano le insegne del nostro settore che stanno già sperimentando l’e-shop: “c’è uno chiaro collegamento tra le visite sul nostro sito e il traffico di clienti in negozio: è l’e-commerce che avvicina i consumatori al punto vendita e facilita il percorso d’acquisto perché lo rende più consapevole, più immediato e più semplice”. E per chi ancora non è convinto e teme la cannibalizzazione? I retailer rispondono che “non c’è nessun conflitto fra i due canali, ma una buona relazione osmotica che li favorisce entrambi”. Quindi, perché aspettare ancora?
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