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Il 18 giugno è entrato in vigore il sistema di raccolta raee presso i punti vendita. Ecco che al trade viene chiesto d’indossare un nuovo abito, lontano dal ruolo di vendita che tutti siamo abituati ad attribuirgli, ma anche dal più ampio concetto di “fornitore di servizi”. Non ci addentriamo nei risvolti e nelle lacune di tale adozione perché oggetto dell’inchiesta di questo numero. Lasciamo quindi alle pagine che seguono definire quali saranno le ricadute negative e quali le possibili – ne siamo certi – positive. È un’altra riflessione quella che ci interessa. Il sistema uno contro uno infatti in senso più ampio pone sotto una nuova luce il tema dei ruoli, e quindi delle responsabilità, delle imprese commerciali. Un perimetro che assume contorni sempre più ampi alla luce di una generale e sempre più allargata evoluzione dei valori che regolano il rapporto fra impresa e i contesti che la circondano, ma anche sotto la pressione di regolamentazioni prevalentemente europee che spingono – purtroppo nella maggioranza dei casi male e malvolentieri – il nostro Paese e quindi i nostro mercato ad adottare comportamenti “sociali” e non solo “economici”. Il caso del disastro ambientale della BP è forse l’esempio più attuale ma anche il più eclatante di quanto i fattori ambientali e sociali oggi contino. Un’influenza da cui certo il trade non può esimersi, anzi tutt’altro, vista la sua vicinanza al consumatore e la sua presenza fisica sul territorio. Una nuova sfera di responsabilità chiara a molti grandi retailer, pensiamo a Best Buy, a Tesco ma pure, nei nostri confini, all’insegna Coop. Retailer che hanno costruito – o meglio ricostruito – il proprio posizionamento coinvolgendo appunto anche valori sociali e ambientali. Una tendenza che è destinata a crescere, ma che soprattutto, al di là dei doverosi risvolti etici, ha buone potenzialità anche nella sfera propriamente economica. Partiamo dalla forte valenza caratterizzante e differenziante sui competitor, alla capacità di costruire un’immagine positiva profonda, in grado di dare vita a un vero legame di fiducia tra cliente e insegna. Farsi carico attivamente e non forzatamente di responsabilità sociali e ambientali significa stringere un rapporto diverso con il territorio e con le istituzioni con cui si opera, attrarre target di consumatori con una propensione più elevata di spesa e, non da ultimo, avere un’argomentazione di vendita capace di sorvolare sul prezzo. I tempi forse non sono proprio maturi, ma il decreto 65 ci dice che non sono poi neanche così lontani.
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