SEGNALI SOTTO TRACCIA
Il canale è in una fase esplorativa? Da qualche tempo ce lo chiediamo perché abbiamo la sensazione che i retailer siano sempre più alla ricerca di alternative. I segnali di questa ricerca ci sono, sparsi – a volte pure incerti o contradditori – ma ci sono. Per cominciare, si affacciano nuovi format. Dopo anni contrassegnati dal fiorire di store molto standardizzati – grandi superfici in grandi centri commerciali, per intenderci – ecco che assistiamo all’apertura di punti vendita anche molto lontani da questo concept. Possiamo citare lo store Darty nella stazione della metropolitana milanese di San Babila o nel Bicocca Village, i cinque Dixons Travel aperti da UniEuro all’interno dell’aereoporto di Roma Fiumicino senza contare l’Urban Store – sempre della medesima catena – inaugurato il 9 settembre nel department store laRinascente di piazza Duomo. E finendo con il coinvolgimento dell’insegna Euronics nel nuovo concept store Upim Pop. Inaugurazioni che sembrano voler testare l’effettiva consistenza delle tanto rilanciate potenzialità commerciali dei centri cittadini, ma, più ampiamente, arrivano a coinvolgere poli o luoghi di aggregazione decisamente nuovi per il mercato hi-tech, al punto da spingere alcuni retailer a presentarsi con dei sub-brand: Euronics City e Dixons Travel, per esempio. Ma non è tutto. Anche una certa “intransigenza” sugli assortimenti – peraltro comprensibile nelle insegne specializzate – sembra pronta ad essere smussata. Basta pensare che oggi anche alcuni colossi accolgono e trattano con corner dedicati nuove merceologie come la cancelleria o le pentole e gli accessori per la cucina. E, non da ultimo, l’interesse nei confronti dei private label sembra oggi essere pronto a migrare dalle insegne GD alle realtà eldom. Quindi, il canale sembra esplorare nuovi luoghi e nuovi modi di concepirli, assortirli e firmarli. Con essi, sembra delinearsi la proposta di inedite esperienze d’acquisto e – ovviamente – di differenti modalità e strumenti d’ingaggio. E l’esigenza, come abbiamo sottolineato sin dall’inizio, di trovare delle alternative più che di conquistare una marcata differenziazione d’insegna, rende questi percorsi comprensibili. Il risvolto della crisi e dell’erosione dei margini è anche questo. Ma non sottovalutiamo che tutto ciò chiede energie, investimenti ma soprattutto una chiara visione. Perché “Nessun vento è favorevole a chi non sa dove andare”…
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