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Ci sono molti interrogativi ancora aperti sull’affair Dixons-Marco Polo Expert, a cui ancora prima fanno da sfondo le profonde – e aggiungiamo assolutamente condivisibili – preoccupazioni dei dipendenti dell’insegna Unieuro sul loro futuro. Una cosa però ci sembra già certa: è cambiato il livello della partita competitiva. E in questa affermazione alludiamo anche alle operazioni chiuse da DPS Group con Darty plc prima e poi con il gruppo PPR per i negozi Fnac, di cui tra l’altro si parla nel dettaglio in questo numero. Detto ciò, la nostra considerazione nasce in primo luogo dal fatto che queste tre trattative hanno visto a confronto retailer italiani con colossi internazionali.Aggiungiamo poi che – a cominciare dall’assorbimento della rete Darty da parte della società della famiglia Piccinno fino, soprattutto, alla recente firma del dossier Unieuro – queste operazioni hanno messo sul tavolo fatturati di assoluto rilievo e in via solo conseguente delle reti di punti vendita. Volumi tali da portare Giancarlo Nicosanti, a.d. di SGM distribuzione, a dichiarare già a poche ore dall’ufficializzazione dell’agreement: “Questo accordo rappresenta la prima fase di un piano a lungo termine finalizzato a creare un gruppo leader nel mercato italiano nel settore del commercio al dettaglio multicanale di prodotti elettronici”. Una prospettiva (quella del N.2 che si unisce alla terza ragione sociale del mercato!) che spinge da mesi gli stessi brand dell’industria a fare i calcoli su quanto questa NewCo costerà in termini di contrattazione commerciale e non solo. “D’altronde queste operazioni cambiano tutto: rendono l’apertura di un nuovo store un’inezia e i retailer da 100 milioni di fatturato molto più piccoli di un anno fa” ha commentato il direttore commerciale di un brand che poi ha aggiunto: “Allo stesso tempo dovremo iniziare a ipotizzare dinamiche di mercato sempre meno condizionate da un solo protagonista”. Un ‘terremoto’, quindi, che ha visto a monte però – non sottovalutiamolo – l’affermarsi di nuove regole, dal momento che tutte queste tre operazioni hanno avuto un respiro prima finanziario e poi distributivo.Si sono aperte, infatti, con la volontà di alcuni player europei di uscire dal mercato italiano con le ossa meno rotte possibili e si sono chiuse (anche) grazie ai milioni di euro messi sul tavolo dagli stessi player, e non certo per filantropia. Una contraddizione che già da sola genera grandi punti di domanda. Insomma, riprendendo una similitudine amata da Maurizio Motta, COO & CPO di Mediamarket, se è vero che si è aperto un diverso campionato di calcio dove giocano poche grandi squadre, continuiamo però ad avere più di un dubbio che alla fine ci saranno dei vincitori.
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