ASPETTANDO IL 2015
Non si può certo dire che il 2014 sia stato un anno da incorniciare. Non tanto e non solo a causa dei risultati economici del settore televisivo che si sono come arenati senza exploit significativi, languendo in una meditabonda stasi che lascia il tempo che trova. Quindi, non buono. Ma anche perché dopo anni di impetuose novità – la nascita continua di nuove emittenti in primis – il panorama si è come cristallizzato, concedendosi una pausa di riflessione durante la quale si è accorto di non avere le risorse necessarie ad alimentare la selva di canali e canalini spuntati come funghi inseguendo qualsiasi pretesto tematico. Ma la selezione, che alcuni centri media pronosticavano già per la scorsa primavera, non c’è stata, probabilmente perché nessuno vuole mostrare le carte per primo, e in fin dei conti alcune offerte costano così poco (e purtroppo si vede) che non vale la pena eliminarle – lasciando campo libero a eventuali concorrenti – ma basta farle procedere per inerzia. Così, se si esclude il lancio di Sky Atlantic, il sorgere di A+E Networks, il passaggio di Eurosport nell’orbita di Discovery Communications, l’arrivo di Fine Living e gli “spin off” dell’offerta Fox Italy, Comedy e Animation, c’è poco da segnalare sotto il cielo d’Italia. Eccetto la quotazione di RaiWay, nonché il passo avanti nelle rilevazioni degli ascolti con lo SmartPanel di Sky, avviate lo scorso luglio, e l’annuncio del SuperPanel di Auditel. Anche i produttori hanno poco da ricordare, eccetto l’estensione del tax credit alla tv, di cui al momento però non si conoscono gli esatti termini di applicazione. Vien quasi da rimpiangere quando Sky e Mediaset se le davano di santa ragione, seppur un’avvisaglia si è avuta con le scaramucce legate all’acquisto dei diritti del calcio imbastite in estate. Ma poca roba. In compenso il 2015, se sul profilo pubblicitario continua a delinearsi alquanto incerto (l’ultimo mese l’andamento della raccolta in tv ha registrato un significativo 0% rispetto al 2013), su quello industriale promette qualche novità di rilievo. Perché infatti proprio a partire dai primi mesi del nuovo anno cominceranno a esplicarsi gli effetti dell’avvio di Mediaset Premium “stand alone” (attivo dal 1° dicembre), con un socio di minoranza come Telefonica e quasi 2mln di abbonati, mentre Sky ha completato il processo di integrazione delle sue attività in Europa (Italia, Uk e Germania) e comincerà a muoversi con una massa critica di tutto rispetto: 14mld di fatturato, 20mln di abbonati (4,7mln quelli tricolori) e 5,7mld di investimenti. E tutto questo non potrà non avere riverberi sul mercato italiano, si spera movimentandolo ora che oltreconfine incombe la presenza di Netflix, che dopo il lancio francese aspira a espandersi nel Vecchio continente, con una portata innovativa tale da far impallidire le nostre produzioni. Se a tutto questo si aggiunge che il prossimo aprile scadrà l’attuale consiglio di amministrazione della Rai, e a quel punto inizieranno le danze per l’alternanza (politica e manageriale) ai vertici del servizio pubblico, si intuisce come il 2015 potrebbe essere un periodo carico di promesse. Si spera nuove e – soprattutto – buone, perché il mercato ha bisogno di cambiare registro e di farlo con una tensione competitiva di cui in questo 2014 si è sentita, ahimè!, la mancanza.
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