Ddl e decreti attuativi. La partita si gioca adesso
Eccoci quindi a metà del guado. La nuova legge cinema, fortemente voluta dal ministro Franceschini, è stata approvata a larga maggioranza in Senato (solo sei i contrari). Tutte le categorie hanno salutato con soddisfazione questo passaggio istituzionale. Ora si attende l’iter alla Camera, sperando che non ci siano lungaggini con nuovi emendamenti (dall’ufficio della senatrice Di Giorgi, relatrice in Parlamento del ddl, dicono di no, speriamo) e che il testo sia approvato il prima possibile. Per un giudizio definitivo sulla norma aspettiamo, quindi, il via libera di tutto il Parlamento (chi volesse un approfondimento può comunque recuperare la legge sul sito e-duesse.it). L’impostazione generale, comunque, sembra andare nella direzione corretta con le risorse per tutto l’audiovisivo portate a 400 milioni di euro dai 200 milioni attuali, l’introduzione di meccanismi automatici di finanziamento alla produzione rispetto a quelli selettivi e il potenziamento del tax credit. Ci sembra molto importante anche il piano da 120 milioni in cinque anni a fondo perduto per la diffusione delle sale in modo omogeneo sul territorio così come il piano di digitalizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo. Vengono poi introdotte risorse per la formazione; si parla di 12 milioni di euro all’anno. E anche questa è una novità importante ma bisognerà vedere come poi questi fondi saranno utilizzati. Ci lascia perplessi l’istituzione del Consiglio superiore del cinema e dell’audiovisivo, con compiti di consulenza e supporto nella elaborazione e attuazione delle politiche di settore. Ma come si armonizzerà con i compiti del Ministero dei Beni Culturali e della Direzione Generale Cinema? Speriamo sia un facilitatore delle politiche dell’audiovisivo e non un appesantimento burocratico. Tutta questa intelaiatura, per diventare operativa, avrà bisogno dei decreti attuativi. La partita, una volta approvata la legge, si sposterà su questo delicato terreno. Sarà importante che le diverse categorie dell’audiovisivo si muovano in modo armonico e facciano prevalere l’interesse generale su quello particolare. Quante volte abbiamo sentito ripeterci che bisogna guardare al bene del settore più che a quello di parte. Bene, è ora di dimostrarlo. E serve coesione anche all’interno delle associazioni. I produttori su questa legge si sono mossi in modo efficace e unitario (tanto è vero che si dice che sia una legge scritta a loro misura), i distributori sono stati un po’ più defilati (a microfoni spenti alcuni di loro sostengono che questa legge li riguarda in modo marginale fatto salvo il tax credit) e gli esercenti hanno pagato alcune divisioni interne. Come ha detto giustamente a Mantova, agli Incontri Fice, il presidente Anec Luigi Cuciniello, la vera partita si inizia a giocare adesso. Ma se gli esercenti ambiscono a ottenere determinati risultati – soprattutto per le risorse, su come saranno suddivise e in che tempi saranno disponibili – devono essere uniti come categoria e anche all’interno dell’Agis. Ma siamo sicuri che sia così? Agli Incontri Fice ci ha stupito e sorpreso la critica che il presidente Carlo Fontana ha mosso all’Anec di aver giocato in difesa senza una visione politica per il settore. Una critica anche “irrituale” se vogliamo, che fa capire che il clima non sia dei migliori. Ci auguriamo di sbagliare ma ci sembra che in questi mesi Fice e Anec si stiano muovendo un po’ su binari paralleli. Ma se la partita si gioca adesso, per i giudizi definitivi bisognerà attendere i decreti attuativi. Il percorso è lungo e ognuno ha le proprie ambizioni. L’importante è che, una volta che la legge sarà operativa, l’industria audiovisiva si trovi più forte e compatta e non più divisa di quanto non lo sia adesso.
© RIPRODUZIONE RISERVATAIn caso di citazione si prega di citare e linkare www.e-duesse.it