“Stiamo soffrendo tutti, certamente noi affiliati stiamo soffrendo veramente tanto”
“Oggi stiamo soffrendo tutti, certamente noi affiliati stiamo soffrendo veramente tanto. Io sono una persona positiva, ma oggi sono una persona positiva molto preoccupata”. Inizia così la conversazione con Cataldo Ferraro, affiliato della catena Unieuro, a seguito di una notizia pubblicata dal nostro sito: “D’altronde, se è difficile per le grandi catene tenere il ritmo di certe promozioni e compensare l’erosione di marginalità che sempre di più portano con sé, lo è doppiamente per realtà più piccole e con un DNA diverso come quelle più di prossimità. Anche se , ahimè è tutto il sistema che a essere malato” prosegue l’imprenditore: “perché, ammettiamolo, ci siamo illusi tutti di poter far tornare i conti usando (o abusando) degli ammortizzatori sociali, ma continuando lo stesso a tagliare le risorse e a fare economia sulla qualità delle persone dimenticandoci così del servizio e siamo pure caduti nella trappola dei volumi come generatori di valore. Ebbene, oggi il risultato di tutto ciò è sotto gli occhi di tutti ed è una situazione certo non tranquillizzante e per nessuna impresa, per nessuna insegna. E diciamocelo, la colpa è di tutto il sistema: di noi retailer, dell’industria e anche in parte dei sindacati, che anche oggi vediamo intervenire quando la situazione è fuori controllo e quindi quando intorno a un tavolo si è tutti consapevoli che si posticiperà semplicemente il problema”. Ecco per l’imprenditore “è proprio questo l’atteggiamento che ha fatto male, e sta continuando a fare male, a questo mercato: quello di forzare sempre le situazioni oltre anche al semplice buon senso e di rattoppare le falle più che chiuderle. Il sistema da sempre si muove così, galleggiando, ma oggi non è più possibile perché la crescita dell’ecommerce e le contromosse pianificate in risposta dalle insegne stanno erodendo fatturato e marginalità, ma anche volumi e annullando l’efficacia delle stesse regole promozionali e di pricing di questo mercato. Anche perché il consumatore è veramente cambiato, siamo noi che non siamo cambiati. È inevitabile che quindi il canale nel suo complesso si trovi oggi in grande affanno: noi piccoli affiliati, ma probabilmente ancora di più le centrali dei gruppi che faranno sempre più fatica a giustificarsi nel proprio ruolo, ma anche i colossi e le aree più rappresentative, quelle che hanno sempre mosso i fatturati. Gli annunci di crisi degli ultimi mesi lo confermano e non so neppure quanto la selezione che continuerà anche quest’anno, ridarà fiato a questo mercato. Il paradosso di tutto ciò è che continuiamo ad assistere comunque a scelte, anche d’investimento e di sviluppo, fuori ormai dal tempo, come se la sostenibilità delle imprese o del mercato fosse responsabilità di altri, compito al massimo dell’industria. Quell’industria che oggi, tra l’altro, sembra essere preoccupata solo una cosa: con quali retailer farò il target del mese o dell’anno? Tutti siamo coscienti di tutto ciò, ecco perché io nel mio piccolo, spero che quelli che contano, quelli che fanno questo mercato si siedano a un tavolo non per fare cartello, ma per salvare questo mercato prima che sia veramente troppo tardi. Ribadisco, rimango positivo, ma oggi sono un positivo molto preoccupato”.
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