Continua su e-duesse la rubrica “Come ripartire” con gli interventi di alcuni esponenti dell’industria cinematografica che provano a immaginare in che direzione andrà il settore una volta che i cinema riapriranno.
«Anche se lo scenario è in costante trasformazione, è giusto e opportuno iniziare a pensare a un metodo e a regole che nel momento della ripartenza possono essere messe in atto in tempi rapidi», spiega Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa Film, in un’intervista esclusiva a e-duesse. «Con il Ministero dovremmo prevedere una incentivazione fiscale straordinaria mirata proprio alla ripartenza con aliquote e tax credit eccezionali per produzione, distribuzione ed esercizio, così come il tax credit per le produzioni straniere. Strumenti fondamentali per dare una spinta energica che aiutino le produzioni che si sono interrotte e incentivino gli investimenti dei vari soggetti coinvolti. Gli strumenti ci sono già, non bisogna inventarsi nulla di nuovo; vanno solo modificate aliquote, plafond, limiti di utilizzo e gli importi messi a disposizione dallo Stato».Certo non sarà semplice ripartire con le produzioni interrotte. Per questo andrebbe siglato anche una sorta di accordo intercategoriale con regole di ingaggio tra committenti, produttori, distributori, agenti, talent e maestranze per tracciare un calendario che contribuisca al riavvio delle varie attività. In questo modo si eviterebbero ingorghi di progetti e impegni, così come una confusione e una corsa che potrebbero generare anche un inutile, pericoloso e anacronistico incremento dei costi a danno di tutta l’industria a cominciare dalle imprese più piccole e deboli. Per far sì che la ripresa sia ordinata e con regole condivise ci vuole oggi un impegno di tutti. So che tutte le associazioni delle categorie coinvolte si stanno muovendo in questa direzione.Come si potrà riportare il pubblico in sala? Servirà una promozione robusta per rilanciare il cinema in sala. Credo che questo potrà avvenire solo quando ci saranno forti rassicurazioni sanitarie che sgombrino ogni minimo dubbio o perplessità nella mente dello spettatore. Anche in caso di riapertura con restrizioni, lo spettatore dovrà essere certo che non ci siano pericoli.Secondo lei avrà più senso riaprire le sale con restrizioni o attendere la completa messa in sicurezza? Dipende che tipo di restrizioni saranno richieste dal governo. Sicuramente auspico un’unità di intenti tra tutti gli esercenti. Si riapra tutti con le stesse regole. Vanno poi valutate le limitazioni, perché devono essere praticabili, senza impossibilitare l’operatività all’interno dei cinema.E per quanto riguarda il tentativo di portare in streaming film italiani non ancora usciti in sala? In una situazione così eccezionale e straordinaria è giusto pensare a strumenti e a meccanismi altrettanto straordinari, come quello di un salto della window con richiesta di deroga per alcuni film italiani medio-piccoli non ancora usciti in sala. La ritengo una richiesta legittima e corretta, per quanto con carattere di temporaneità ed eccezionalità. Anche se forse si poteva fare qualcosa in più.Ad esempio? Sono sorpreso, e anche un po’ stupito, che non siano stati compresi in questa richiesta di deroga proprio quei film più danneggiati. Mi riferisco ai titoli usciti nelle due settimane pre-Coronavirus, per cui sono stati spesi tutti i soldi di P&A, che sono finiti nel baratro di quei weekend in cui hanno chiuso tutti i cinema. Sono film che non torneranno in sala e forse andava data loro l’occasione di uscire anticipatamente sulle piattaforme. Nel nostro caso si tratterebbe di Odio l’estate di Aldo, Giovanni e Giacomo, che era a tre quarti della corsa, e soprattutto di La mia banda suona il pop, uscito il 20 febbraio.Leggi l’Ep. 1 di Andrea Occhipinti
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