Il mondo del cinema chiede regole moderne per tutti

I dati definitivi del box office del cinema in Italia per il 2018 sono in elaborazione e, come ogni anno, verranno comunicati ai media nel corso della prossima settimana.Anica, Anec, Anem, Fice e Acec, in un comunicato congiunto, avanzano alcune riflessioni.

1. Le criticità del box office italiano sono note e sono state ampiamente analizzate, mese per mese, inclusa la proiezione del dato negativo 2018, attorno al 5% rispetto all’anno precedente, già decisamente negativo, soprattutto a causa dei pessimi risultati dell’estate. Ma la tendenza è in rovesciamento, come dimostrano i risultati di novembre e dicembre (e, seppure statisticamente non indicativi, quelli dei primi tre giorni dell’anno, nei quali hanno comprato un biglietto nei cinema – dato Cinetel – 2.122.282 spettatori). Il punto più positivo, però, è la decisione – presa da distributori e produttori Anica, ed esercenti Anec e Anem, in costruttiva collaborazione con il governo – di programmare un forte rilancio strategico della stagione estiva.

2. L’anno scorso si tributò un giudizio catastrofico sul cinema italiano. Quest’anno si registra invece una crescita del +23% delle produzioni e coproduzioni nazionali. È un buon risultato, soprattutto se ricordiamo che il nostro cinema va giudicato sia per gli incassi che per la qualità di prodotti che puntano sulla trasmissione del contenuto più che sui risultati di botteghino;

3. Chi voglia fare delle analisi dovrebbe disporre dei dati Siae – che in Italia registrano circa l’ 8% in più di biglietti staccati, rispetto ai puntuali dati Cinetel – ma soprattutto analizzare i mercati degli altri Paesi paragonabili all’Italia. Nel 2018 hanno avuto un segno negativo rispetto all’anno precedente i box office di Francia e Spagna; molto negativo quello della Germania;

4. Da tempo, ormai, occorre valutare queste tendenze in chiave industriale. La catena del valore dei diversi settori produttivi della cultura e dell’entertainment si sta spostando sensibilmente sul digitale. Il che non vuol dire che – per il cinema – la sala smetta di essere importante. Al contrario: è decisiva, come attesta la forte e rinnovata collaborazione in seno alla nostra filiera. Ma attenzione: è tempo di legare sia i numeri economici che quelli delle visioni dello spettacolo cinematografico alle nuove realtà. Soprattutto, i cambiamenti debbono essere misurati su basi trasparenti. Ben venga l’offerta sulle piattaforme web. Se però, ad esempio, Netflix, Amazon etc non pubblicano i loro dati, questo non è sano. Non si conosce il numero dei loro abbonati in Italia. Non si conosce il numero di visualizzazioni di un prodotto cinematografico e audiovisuale. È tempo che le regole della trasparenza valgano per tutti. Così tutti i valori – produttivi ed artistici, economici, del numero di spettatori – potranno essere valutati in modo razionale e coerente. Questo è un altro motivo di ottimismo: crescono l’offerta e la domanda, i valori economici e il numero di spettatori per il Cinema nelle diverse modalità di fruizione. Si tratta di garantire regole moderne ed efficaci per tutti.

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