Tozzi, individuare sempre meglio il pubblico

Prendendo la parola all’incontro sui Dati del mercato cinematografico 2013, il presidente Anica, Riccardo Tozzi lancia subito una proposta, nata proprio da un riflessione personale sulla lettura dei numeri del settore. «Visto che per noi è importante analizzare il pubblico perché capiamo che si è frammentato su alcuni prodotti mentre si aggrega su altri, dovremmo dotarci di uno strumento simile all’auditel. Solo così saremmo in grado, in futuro, di identificare al meglio i target». Quanto alle cifre registrate da Cinetel, Tozzi punta l’attenzione sui risultati del nostro mercato, con 110 milioni di biglietti staccati: «Dobbiamo puntare ad innalzare la soglia dei biglietti venduti: l’Italia ha un potenziale superiore a questa cifra. Ci sono nazioni simili a noi che hanno un consumo molto più alto. Come mai? Per due motivi fondamentali: la stagionalità causata dalla concentrazione di titoli tra ottobre e marzo, col risultato che di molti film non viene sfruttata la coda; e lo squilibrio dell’esercizio in Italia, dove ci sono meno schermi di quanto necessario. Il risultato del 32% di quota di mercato della nostra produzione – continua Tozzi – si conferma molto buono; in genere parliamo così male del nostro cinema che l’eco che arriva alla stampa generale internazionale ci trasforma in una cinematografia molto meno in salute, che si attesta sul 10% di quota mercato come succede in Germania, Uk e Spagna». Secondo il presidente Anica, risultati di biglietti venduti e quota mercato non cambieranno di molto nel prossimo futuro, mentre quello su cui vale la pena in questo momento soffermarsi, sono alcune nuove tendenze: «Siamo in una fase di grandissima trasformazione dei modelli di consumo: le nuove tecnologie ci hanno reso tutti consumatori diversi, basta guardare il nuovo successo della serialità che investe soprattutto gli appassionati di cinema. Oggi il pubblico di cinema è un gran consumatore di questo modello di linguaggio che travolge tutti gli altri generi dalla fiction generalista al cinema d’autore. In questo contesto andare al cinema è sempre meno naturale perché c’è un’offerta home fortissima da battere: lo spettatore deve essere attratto sempre meglio in sala, questo significa che per trovare l’audience nella produzione dobbiamo avere una voce molto forte o molto chiara. Ho già notato i segni di questo cambio di passo, dalla commedia su cui c’è un’attenzione diversa di lavorazione, al cinema d’autore come dimostrano le performance di ‘La mafia uccide solo d’estate’ di Pif e ‘Il capitale umano’ di Paolo Virzì. Questo modo diverso di approcciarsi alle storie è dettato da un certo abbandono del realismo e del verismo che rientra in un’ottica in cui il cinema deve essere diverso per distaccarsi da un’offerta casalinga così variegata e agguerrita. Prodotti nuovi e nuove tecnologie possono ridare spazio anche a cose che consideravamo vecchie come la sala di profondità o quella di seconda visione: la tecnologia offre un’opportunità nuova a luoghi che problemi logistici e distributivi avevano un po’ accantonato».

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