Tempi duri per gli architetti
Il reddito medio degli architetti italiani è stato nel 2013 di 17 mila euro, al netto dell’inflazione, ed è calato del 40% tra il 2008 e il 2013. Questo scenario emerge dalla “Quarta indagine congiunturale sullo stato della professione in Italia”, realizzata dal Consiglio Nazionale Architetti,Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) e dall’istituto di ricerche Cresme. A fine 2013 risultavano iscritti all’albo 152.384 architetti, il 62% in più rispetto al 2000. Il rapporto spiega che il calo del reddito medio «va ricondotto al crollo della domanda di servizi di progettazione, calata del 41% tra 2013 e 2006 (13 miliardi di euro in meno a valori 2013), il che ha significato un calo di oltre il 50% del mercato disponibile per il singolo professionista, da 248 mila a 123 mila euro». Anche le insolvenze sono un fattore di forte criticità per gli architetti: nel 2013 era del 68% la percentuale di professionisti che vantava crediti verso la clientela privata, il 32% verso il settore pubblico. I più in difficoltà sono sicuramente i giovani: nel 2013, a un anno dal conseguimento della laurea, il tasso di disoccupazione è arrivato al 28,7% (era il 9,7% nel 2008). A cinque anni dalla laurea, il reddito medio ammonta a circa 1.200 euro (contro la media generale di 1.383 euro e contro i 1.700 dei laureati in ingegneria). Questa può essere una delle cause che ha fatto crollare il numero di nuove immatricolazioni alle facoltà di Architettura del 51% negli ultimi 5 anni. La ricerca infine, individua tre tendenze per i prossimi anni per lo scenario delle costruzioni. Si ipotizza in primo luogo che il settore delle costruzioni tradizionale (nuova costruzione e opere pubbliche) continuerà a ridimensionarsi; sarà invece il settore rinnovo e riqualificazione, in particolare in ambito energetico, a guidare la ripresa; infine, la ricerca sottolinea che il settore degli impianti per produzione di energia da fonti rinnovabili continuerà a catalizzare grandi quantità di risorse.
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