La Disintermediazione, tra empowerment individuale e condivisione digitale
In occasione del seminario annuale GfK – Consumer Experience “Disintermediazione, tra empowerment individuale e condivisione digitale”, avvenuto la scorsa settimana a Milano, presso la sede congressuale di Unione Confcommercio, si è approfondito alcuni trend emergenti che interessano la società e i consumatori italiani, partendo dall’analisi di un fenomeno sempre più pervasivo: la disintermediazione. In modo particolare, la disintermedizione – sociale e di consumo – ha premesse importanti ed è gravida di conseguenze sulla vita delle persone, sui consumi, sulle aziende e le marche. Gli esempi sono molteplici: oggi sempre più spesso le persone si informano sui blog anziché leggere i quotidiani; c’è chi fa investimenti online senza passare dai consulenti finanziari; chi usa il car sharing invece di comprare un’auto e via dicendo. In che modo le aziende possono ricavare opportunità e minimizzare i rischi che derivano da questo processo? Come rispondere al bisogno e ai motivi che stanno dietro questa trasformazione, attivando un circolo virtuoso, a beneficio di tutti (consumatori e player di mercato)?
In apertura dell’evento, Silvio Siliprand, ad di GfK – Consumer Experiences, ha delineato le tendenze socio-culturali che determinano la disintermediazione, tendenze che riguardano non solo le generazioni più giovani, bensì l’intera società, sempre più caratterizzata dalla diffusione capillare del digitale. La digitalizzazione conferisce potere (empowerment), prestigio e visibilità alle persone, rovescia gerarchie e sovverte i processi, toglie rendite di posizione e crea nuovi protagonismi. Sui media è intervenuto Giuseppe Minoia, presidente onorario GfK, evidenziando come i dati più recenti mettano in luce la rapida digitalizzazione degli over 50 (+400% di uso di internet rispetto al 2007). I segmenti più maturi della popolazione sono anche quelli che più crescono dal punto di vista della cross medialità, cioè che si informano attraverso canali diversi. Inoltre, il 75% degli over 55 digitalizzati risulta lettore online. La tendenza è di contenuti mediali sempre più orientati verso “l’ultima informazione”, in una logica che possiamo chiamare di info-temporary. In questo senso, i racconti della carta stampata sono stati definiti “a rischio di percezione geneticamente obsoleta”. Anche nel retail la disintermediazione e il digitale stanno imponendo nuovi format, come ha spiegato Antonio Besana, deputy general manager di GfK Italia: “I canali on line e off line sono ormai complementari più che concorrenti e l’on-line è divenuto una sorta di format imprescindibile per la distribuzione tradizionale”. L’accesso ai canali on line appiattisce la consumer loyalty e disincentiva la mobilità per lo shopping, rivalutando il fattore commodity di servizio del negozio di prossimità. Creatività, innovazione e rapidità di reazione sono fattori cruciali per i retailer. L’utilizzo e l’importanza dei diversi canali cambierà nel tempo, ma ognuno di essi avrà un suo ruolo: il retail tradizionale gode ancora di ottime opportunità”.
Da segnalare anche gli speech di Paolo Salafia, senior insights director di GfK, che ha tratteggiato il tema dell’economia della post-proprietà e dell’accesso, di Stefania Conti, deputy business unit director, financial services di GfK, che ha parlato di una possibile “Uberizzazione” della finanza, quello di Isabella Cecchini, business unit director Health di GfK, e di Giacomo Catanoso, senior product director, digital market intelligence (DMI) di GfK, dedicato a Ricerca e nuova Intermediazione.
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