Cresce lo streaming musicale
Nel 2016 lo streaming musicale è cresciuto del 30% con il supporto maggiore dato dai ricavi degli abbonamenti, in aumento rispetto al 40% rispetto all’anno precedente hanno generato un giro d’affari di 35 milioni di euro e rappresentano il 51% della musica digitale. Un segmento che solo nel 2012 valeva appena 2,5 milioni di euro. È quanto emerge dai dati rilasciati da FIMI – Federazione Industria Musicale Italiana – ed elaborati da Deloitte. In generale il mercato discografico nel 2016 è stabile, con un incremento del 0,4% e un fatturato di 149 milioni di euro. Oltre allo streaming cresce anche il segmento del vinile, con quasi 10 milioni di ricavi, infatti registra un +52% e una quota di mercato che in tre anni è passata dal 3% al 6%.
I segmenti fisico dei CD e quello del download invece scendono, rispettivamente del -8% e del -24%. Il 54% del mercato Italiano resta, però, ad appannaggio del prodotto fisico, con il segmento album e il repertorio italiano a prevalere. Nella top 20 annuale dei dischi più venduti in Italia, 17 titoli risultano italiani. “La forte differenza tra i ricavi da video streaming e audio, lascia ancora emergere il tema del value gap con piattaforme come YouTube, sulla quale vengono realizzati miliardi di stream (la piattaforma di video sharing è utilizzata per ascoltare musica dall’89% degli italiani – fonte Ispsos Connect 2016,) ma che genera pochissimi centesimi per gli aventi diritto a causa di un baco normativo comunitario.” Ha dichiarato Enzo Mazza, ceo di FIMI “Se l’Europa attribuisse una connotazione giuridica univoca per piattaforme come Spotify, Deezer o Youtube i ricavi generati dal video sharing potrebbero anche raddoppiare.” Ha concluso Mazza.
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