L’e-commerce italiano sarà sempre straniero?
Il nuovo rapporto (2016) sullo stato di salute dell’ecommerce in Italia realizzato da più di dieci anni da Casaleggio Associati In Italia ha confermato trend positivi legati anche alla penetrazione della Rete. Nel dettaglio la diffusione dell’online ha raggiunto l’88,7% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni, con 42,6 milioni di italiani che dichiarano di poter accedere a internet da location fisse o da mobile. Questo dato è in crescita del 2,8% rispetto allo scorso anno. Sempre più diffuso l’accesso a internet da smartphone che supera il desktop. Circa 36,4 milioni di individui, ovvero il 75,8%, utilizza il proprio cellulare per navigare in rete, mentre sono 35,4 milioni (73,8%) coloro che affermano di utilizzare un computer fisso. L’accesso a internet tramite smartphone è in crescita dell’11,5% rispetto al 2015. In termini di device, la crescita maggiore (+15,7%) è registrata dai tablet. Il mercato e-commerce B2C in Italia ha generato un fatturato di 31,7 miliardi euro nel 2016, crescendo complessivamente del 10% rispetto al 2015. “Il fatturato e-commerce registra risultati positivi in tutti settori, a differenza di quanto rilevato lo scorso anno. La crescita complessiva, pur rimanendo a due cifre, risulta tuttavia inferiore rispetto al 2015. Questo è dovuto principalmente alla carenza di offerta in alcuni settori, quali moda, alimentari, casa e arredamento, dove le vendite online sono ancora poco sviluppate, affiancata da una quasi saturazione dei settori più maturi come tempo libero, assicurazioni e turismo” si legge nella nota diffusa dalla società di consulenza che poi aggiunge: “L’e-commerce italiano sta entrando in una fase di maturazione e consolidamento. Molti attori che hanno preso la leadership nei settori più ricchi stanno accelerando il passo e staccando la concorrenza. Uno dei fattori che sta emergendo con sempre maggiore evidenza è il fatto che l’e-commerce sia un settore capital intensive. Chi i capitali li ha o li trova cresce, chi non riesce a trovarli perisce o, nella migliore delle ipotesi, viene comprato. Il tema del finanziamento alle imprese è diventato un fattore cruciale per la competitività delle imprese italiane nel settore dell’e-commerce. Tuttavia siamo ancora molto lontani dal sostegno offerto negli altri Paesi europei. Le aziende di e-commerce in Germania, Francia, UK e Spagna ricevono finanziamenti dell’ordine di centinaia di milioni di euro. In Italia di norma non si superano i 5 milioni di euro. Se questo tema non verrà affrontato l’e-commerce italiano sarà sempre più straniero”. La Casaleggio Associati ha infatti sottolineato come il dominio dei principali player globali appare sempre più incontrastato a livello dei singoli Paesi (Italia inclusa) dove nei mercati più maturi questi player continuano a erodere quote di mercato degli altri merchant in tutti i settori e sta mettendo sotto pressione le reti fisiche di negozi: “Marketplace come Amazon, eBay, Alibaba, Tmall e altri si stanno ponendo come i principali intermediari per i merchant che vogliono vendere all’estero e per i clienti che vogliono fare acquisti oltre confine. La competitività di questi attori si sta spostando inoltre sul mercato pubblicitario andando a contrastare tech company globali come Facebook e Google, rispetto alle quali possono disporre di maggiori quantità di dati sui clienti, in particolare per quanto riguarda il comportamento di acquisto. Alibaba ha raccolto nel 2016 il 40% della spesa pubblicitaria mobile in Cina, rispetto al 58% complessivo di Google e Facebook negli Stati Uniti”.
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