Agcom, la relazione annuale
In calo, sì, ma meno che in passato. È questo il tratto principale della situazione dei ricavi del settore media nel 2015, scesi dell’1,2%, passando da 14,378mld del 2014 a 14,207mld. È questo il primo dato emerso dalla Relazione annuale dell’Agcom (in allegato il pdf). Sono i processi di convergenza media-telco la nuova direzione indicata dal presidente dell’authority Cardani. La parte del leone, per quanto riguarda gli introiti, è ancora ad appannaggio della tv in chiaro (4,5mld nel 2015, in crescita dell’1,4%), anche se il divario rispetto alla pay si è ridotto. Le offerte a pagamento toccano quota 3,324mld (-1,5%). La maggior parte dei ricavi arriva dalla pubblicità all’interno dei programmi tv, che pesa per il 41% sulle entrate complessive, seguita dalle offerte tv a pagamento, incluse quelle sul web (38%). I fondi pubblici che includono il canone Rai, le convenzioni con soggetti pubblici e le provvidenze pubbliche erogate alle emittenti pesano per il 21%. Per quanto riguarda il sistema televisivo, Cardani fatto riferimento a una realtà tripolare. Circa il 90% dei ricavi totali nel 2015 è detenuto da Sky che resta regina con una quota del 32,5% (in calo di 1 punto sul 2014); Mediaset è ancora seconda con il 28,4% (+0,4%), tallonata da Rai con il 27,8% (+0,3%). Poi Discovery con il 2,3% (+0,3%) e il gruppo Cairo con l’1,5% (-0,2%). Gli altri soggetti occupano insieme il 7,4% (+0,1%). Per quanto riguarda l’audience, per Cardani i dati rappresentano «il punto di partenza delle scelte strategiche dei diversi operatori ed è necessario che siano univoci e condivisi da tutti e che la rilevazione sia fondata su meccanismi che ne garantiscano la trasparenza e l’indipendenza». A questo proposito Cardani ha ribadito che l’Autorità ha avviato un’indagine conoscitiva sui sistemi di rilevazione degli indici di ascolto, per «verificare la tenuta complessiva dell’intero sistema delle rilevazioni delle audience di tutti i mezzi di comunicazione, incluso Internet».
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