Apt diventa Apa

Apt si presenta alla stampa con un nuovo nome, APA – Associazione Produttori Audiovisivi, e un logo rinnovato: «L’aggettivo televisivi iniziava ad andarci stretto: ormai le produzioni non sono più destinate solo al piccolo schermo», ha spiegato il presidente Giancarlo Leone. Per sancire il cambio di passo l’associazione ha anche presentato il Primo rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale: una ricerca globale, che abbatte i distinguo tra cinema e tv, e che a sua volta è l’esito di cinque indagini, realizzate per Apa da e-Media, Fondazione Symbola, Geca, CeRTA, Ofi. Stando ai dati, nonostante le difficoltà economiche globali, il mercato audiovisivo è passato da un totale ricavi pari a 7,2mld nel 2004 a 9,9 miliardi nel 2018. La cifra comprende i ricavi generati da cinema, tv, home video (fisico), online video (Est, Tvod, Svod), online video advertising: tra questi il medium che resta centrale è il piccolo schermo, nelle sue due anime free e pay. «La nostra previsione è di poter arrivare a toccare i 10,7mld di euro nel 2022», aggiunge Leone. Se si prende invece in considerazione solo la produzione audiovisiva, nel 2017 (anno per il quale erano a disposizione i bilanci certificati) il comparto ha toccato il valore di 1 miliardo di euro. Anche in questo caso, a fare la parte del leone è la tv: da solo il piccolo schermo vale il 72% della filiera. Più precisamente, la fiction copre 360 – 380mln di euro, mentre il settore intrattenimento, documentari e animazione 310 – 340mln. Seguono i film delle sale cinematogriche, a quota 26% – 28% (263 milioni di euro), e gli Ott la cui percentuale, inferiore al 2% del totale, è data però in crescita nel 2018 e 2019. Tra i trend che caratterizzano il nuovo scenario audiovisivo, c’è il crescente numero di coproduzioni internazionali (da 10 coproduzioni nel 2015-2017 si è passate alle 25 del 2018-2020), l’espansione delle attività di merger e l’avanzata degli operatori Ott. Stando stime conservative, il peso della committenza degli operatori Internet potrebbe arrivare a coprire il 9-10% del valore totale della produzione nel 2022, se non addirittura al 14%. Infine, per la prima volta la ricerca dedica una sezione all’intrattenimento: nel 2018 sono stati trasmessi 250 titoli, equamente divisi tra produzione interna (137) ed esterna (113). Orientativamente le prime si concentrano nelle fasce di day time, le seconde nel prime time. Un trend che il nuovo ad della Rai Fabrizio Salini vorrebbe invertire: «Uno degli obiettivi della Divisione nuovi format non sarà solo quello di cercare format all’estero ma anche promuovere la produzione interna, ponendosi come nuovo interlocutore in grado di aprire ulteriormente la Rai ai giovani e ai nuovi talenti». Entro l’estate dovrebbero essere identificati i riferimenti sia della divisione nuovi format sia della divisione documentari.

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