Phil Clapp: «A CineEurope il grande futuro del cinema europeo»

Intervista al presidente di UNIC - The International Union of Cinemas in occasione della nuova edizione della più grande e longeva convention dedicata agli operatori cinematografici dell’area EMEA. Clapp riflette su come le sale europee, anche se con velocità e intensità diverse, si stiano riavvicinando ai livelli pre-Covid. Perché una cosa è certa: se i film ci sono (tanti e diversificati tra loro), il pubblico arriva

Di seguito l’intervista a Phil Clapp, presidente di UNIC – The International Union of Cinemas, pubblicata su Box Office del 15-30 giugno 2023 (n. 5). Per leggere l’intera rivista clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

Continuare ad alimentare la ripresa e aumentare il numero di spettatori. È questo il focus e l’obiettivo principale dell’esercizio europeo. Per farlo, come prima cosa, servono i film: tanti film diversi per pubblici diversi. Perché come racconta Phil Clapp, presidente di UNIC – The International Union of Cinemas, in questa intervista, «abbiamo visto che, a fronte di un’ampia gamma di titoli, il pubblico di tutte le età torna in sala. Se ci sono i film che lo attirano e lo coinvolgono, lo spettatore arriva». La domanda di contenuti, dunque, c’è; per scoprire l’offerta, invece, l’appuntamento è a Barcellona, dove dal 19 al 22 giugno 2023 dove è in corso CineEurope. Nella 32ª edizione della più grande e longeva convention dedicata agli operatori cinematografici dell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), gli esercenti e i professionisti del settore cinematografico europeo stanno conoscendo nel dettaglio i listini dei film in uscita sia degli studios hollywoodiani sia delle società cinematografiche europee indipendenti.

Quali sono le principali novità, innovazioni e cambiamenti di CineEurope 2023?
«L’edizione 2023 di CineEurope comprende molti degli elementi che coloro che sono stati presenti negli anni precedenti conoscono bene: una fitta serie di proiezioni, anteprime e presentazioni di listini da parte dei principali studios statunitensi, poi panel e seminari su temi chiave del settore, oltre al vasto trade show. Ci siamo poi impegnati, ancora una volta, a fare ulteriori passi avanti per aumentare la quantità di contenuti europei da mostrare durante i quattro giorni dell’evento».

Quali sono i temi caldi?
«Tra i temi più scottanti discussi durante i panel principali cito: le strategie da attuare per far crescere e ampliare ulteriormente il pubblico e le prospettive future dell’industria. Tra le altre sessioni, molto interessanti quelle promosse da Coca Cola, che analizzano temi attuali quali la sostenibilità ambientale, e poi altri incontri sulle ultime novità sullo sviluppo “green” delle sale cinematografiche e la situazione attuale della lotta alla pirateria».

L’anno scorso lei è stato riconfermato alla guida dell’UNIC – Unione Internazionale dei Cinema. Quali sono i risultati ottenuti nell’ultimo anno e quali gli obiettivi che si è prefissato?
«È difficile indicare semplicemente uno o due “traguardi” ad oggi; i risultati sono il frutto di un lavoro continuo svolto dall’eccellente team di UNIC – guidato da Laura Houlgatte – col contributo dei nostri membri. L’obiettivo principale dell’organizzazione è ovviamente quello di continuare a sostenere il settore per poter tornare e anche superare il livello di presenze che avevamo prima della pandemia. Ciò significa sostenere i membri nell’affrontare alcune delle sfide attuali, come i problemi legati all’aumento dei costi, a partire dall’energia, e naturalmente spronare i distributori a portare il maggior numero possibile di film sul grande schermo».

Come valuta la ripresa del mercato delle sale a livello europeo? Quali criticità e urgenze devono ancora essere superate?
«Per tutti i territori, la ripresa dalla pandemia rimane un “work in progress”, con un ritmo di miglioramento che varia da nazione a nazione. Per la maggior parte dei Paesi, il numero di spettatori raggiunto nel 2022 corrispondeva tra il 70 e l’80% di quello del pre-Covid. Ma al di là del livello specifico di ripresa dei singoli mercati, il mantra principale di tutti gli esercenti è quello dell’offerta di contenuti: per tornare ai numeri del pre-pandemia è necessario un numero maggiore di film in uscita diversi tra loro, così da attirare un pubblico il più ampio possibile».

Nel 2022, le Feste del Cinema nei vari Paesi europei sono state importanti per riportare il pubblico in sala. Quali passi avanti si potrebbero fare per migliorare ulteriormente questo tipo di attività?
«Se alcuni territori europei, come Francia e Spagna, organizzano ormai da diversi anni, con successo, questo tipo di manifestazioni, è vero che nel 2022 altri Paesi hanno introdotto le Feste del cinema nazionali come strumento per incentivare il ritorno del pubblico in sala. Ne sono un esempio i Paesi Bassi, il Regno Unito, l’Irlanda, la Germania e il Belgio, dove questi eventi hanno avuto un bel riscontro. Non solo, perché le Feste del Cinema dell’anno scorso hanno offerto molti spunti di riflessione e insegnamenti per migliorare ulteriormente le edizioni 2023. Tra questi, una comprensione delle tipologie di film più efficaci (generalmente per famiglie e “classici”) e degli strumenti di marketing di maggiore impatto».

Apple e Amazon stanno puntando sempre più sul cinema, producendo e distribuendo film nelle sale. Come giudica le mosse di questi giganti dello streaming?
«Come già detto, una delle richieste principali del settore è quella di avere più contenuti e più diversificati. In questo senso, il crescente interesse di Apple e Amazon a portare i propri film sul grande schermo, optando per una window di esclusiva per le sale dalla durata sensata, è senza dubbio gradito, così come il loro impegno a finanziare una serie significativa di film per le sale. Questi sviluppi riflettono, a mio avviso, un crescente riconoscimento da parte di queste aziende del fatto che la proie-zione dei film su grande schermo rappresenta un ottimo canale di marketing per quei titoli quando finalmente saranno disponibili sulle loro piattaforme streaming».

Quale pensa sarà l’equilibrio tra cinema e streaming nel prossimo futuro?
«Può sembrare strano da dire, ma la maggior parte degli operatori cinematografici non vede lo streaming come un competitor: le piattaforme offrono qualcosa di completamente diverso dall’esperienza del grande schermo. La concorrenza al grande schermo è più che altro costituita dalle attività outdoor come lo sport, i ristoranti, o il bowling. Sappiamo bene, infatti, che i maggiori consumatori di contenuti streaming sono spesso anche i più assidui frequentatori delle sale cinematografiche: persone che amano i film e scelgono di vederne alcuni in casa e altri sul grande schermo. La sfida che lo streaming ha messo sul piatto riguarda alcuni aspetti del modello di business, come l’iniziale insistenza nel volere una finestra theatrical molto ridotta (se non inesistente) e la riluttanza a condividere i dati del box office dei loro titoli. Fortunatamente gli ultimi sviluppi di Apple e Amazon stanno segnando un cambio di passo su entrambi i fronti».

Secondo la NATO, il 39% degli esercenti americani intende investire nel Premium Large Format nei prossimi anni. Perché in Europa facciamo ancora fatica a vedere un simile cambio di passo? È solo un problema economico?
«Credo che il settore cinematografico europeo sia più diversificato di quello statunitense, con una percentuale maggiore di cinema che non proiettano il tipo di film d’azione o di “eventi” che richiedono sempre più spesso schermi “PLF”. Detto questo, ci sono molti operatori che proiettano tali contenuti e che sperano di poter attuare questo tipo di investimento quando le condizioni finanziarie miglioreranno».

In Europa le finestre di sfruttamento dei film sono regolate in modo diverso da Paese a Paese. Qual è la sua opinione sulle window?
«Sebbene spetti a ciascun territorio decidere come affrontare al meglio la questione, UNIC sostiene con convinzione il principio secondo cui tutti i film dovrebbero avere un periodo di esclusività in sala di una durata significativa. Questo per il meglio non solo dei cinema, ma anche del pubblico e degli stessi registi: tutti i dati confermano che i film con una finestra significativa non solo generano maggiori incassi al botteghino, ma hanno anche un maggiore successo in termini di visualizzioni quando sono poi rilasciati sulle piattaforme. UNIC accoglie con favore i progressi compiuti nel ristabilire una finestra significativa dopo la pandemia e gli esperimenti di uscite in “day-and-date”; al momento, però, non si è ancora tornati a una posizione soddisfacente, che sia di beneficio per tutti gli operatori cinematografici. A livello globale, tutti i mercati cinematografici sono in crescita, sebbene con ritmi e numeri diversi».

Pensa che il 2023 sarà l’anno della ripresa o ci vorrà più tempo?
«Penso che il 2023 sarà un anno di ulteriore ripresa, anche se, come già detto, il ritmo di questo cambiamento varierà da territorio a territorio. Ma anche per quei territori che torneranno ai livelli di incasso del 2019 – e credo che per alcuni sia una speranza realistica – bisogna avere ulteriori ambizioni e andare oltre. Tutti gli operatori cinematografici vogliono che i loro mercati continuino a crescere oltre i livelli pre-pandemia nei prossimi anni».

Come valuta l’offerta di film in uscita nelle sale quest’anno?
«La programmazione cinematografica per il 2023 è indubbiamente più forte di quella del 2022, con una serie di titoli importanti che usciranno nelle sale nei prossimi mesi. Quello che manca, al momento, è una gamma più diversificata di film in grado di attirare sul grande schermo una fascia ancora più allargata di pubblico».

Quali sono, secondo lei, le iniziative che gli esercenti possono mettere in atto per attrarre maggiormente i giovani al cinema? E cosa serve, invece, per riportare in sala il pubblico più anziano che è ancora il più restio?
«Per il pubblico, giovane o anziano che sia, la risposta a queste due domande è una sola: “i film”. In questi ultimi mesi abbiamo visto che, a fronte di un’ampia gamma di titoli, il pubblico di tutte le età è tonato in sala. Se ci sono i film che attirano e coinvolgono, lo spettatore arriva e risponde positivamente».

Qual è lo stato del mercato cinematografico nel Regno Unito e come prevede che si chiuderà nel 2023?
«Il 2022 si è chiuso con un aumento di circa il 60% rispetto all’anno precedente e mi aspetto che quest’anno la ripresa continui. Probabilmente non si raggiungeranno gli stessi numeri degli ultimi anni pre-Covid – quando è stato registrato il record degli ultimi 50 anni – ma ci si avvicinerà molto».

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