Retail: le strategie per ripartire
L’abbiamo superata, o almeno così sembra. Abbiamo passato momenti d’ombra all’inizio e di buio poi, e ora è tornato il momento di tornare a splendere.Dopo la chiusura forzata è necessario riprendere in mano la nostra azienda e dirigere l’attenzione verso le azioni capaci di farci ripartire. Questo deve essere il nostro driver, almeno fino alla fine dell’anno. Ho visto industrie chiudere senza alcuna comunicazione e sparire, agenti di commercio approfittare della situazione per staccare la spina, retailer impauriti abbassare le serrande e incrociare le dita, mentre respingevano riba che non li facevano dormire la notte.Ma ho visto anche un’altra categoria di persone, quelle che non ci stava.Che non si voleva rassegnare. Ho visto aziende investire in marketing e comunicazione verso i consumatori, attività mai fatta prima, per stimolare la domanda e supportare i distributori. Ho visto agenti collegati online 12 ore al giorno, seguire webinar formativi e pianificare a loro volta formazioni verso i venditori. Ho visto retailer non perdersi d’animo, iniziare a usare i social, o a usarli di più o meglio, e attivare modi diversi per raggiungere il cliente. Ho visto retailer in questo settore fare squadra, confrontarsi con i colleghi e concorrenti, formarsi, studiare piani di rientro e avvisare tempestivamente i fornitori. Ed è proprio da loro che dobbiamo ripartire.Il Covid è stato una metafora, un virus capace di colpire duro chi già aveva una salute cagionevole e così è stato anche il suo riflesso sulle aziende. Mai come in questo periodo ci siamo resi conto di chi ha continuato a occuparsi di noi, anche solo con una telefonata e chi invece è sparito nell’oblio.Ed è a loro che dobbiamo gratitudine, è a loro che dobbiamo un gesto di riconoscenza.Ora tutti parlano di ripartenza, di strategie, di piani industriali, di business plan da rivedere. Ma forse dimenticano che stanno parlando a persone che molto probabilmente una strategia non ce l’avevano neanche prima. E quindi li senti parlare ancora di strategie per la ripartenza, piani a lungo termine… ok, ok, tutto giusto, senza ombra di dubbio. Ma c’è un però: non puoi imparare a nuotare mentre la barca sta affondando. Devi pensare a salvarti. A imparare a nuotare ci penserai dopo. Anzi, devi giurare a te stesso che ti iscriverai a un corso di nuoto. Ma in quel momento devi pensare solo a salvarti.Si, me ne rendo conto, un po’ forte come metafora. Ma in questi momenti credo che sia giusto smettere di raccontarsi che #andràtuttobene. Gli hashtag lasciamoli a chi crede nei miracoli, perché non andrà tutto bene se continueremo a fare ciò che facevamo prima del lockdown. Ora abbiamo bisogno di linee guida, operative, ad alto rendimento.Si tratta di proteggere ciò che si è costruito fino a quel famoso 12 marzo 2020. Si tratta di fare delle scelte, spesso impopolari, quelle che nessuno ti dirà mai che stai facendo la cosa giusta. Si tratta di mostrare riconoscenza verso chi ci è sempre stato, a partire dalle aziende e dai loro agenti.Quali sono, quindi, le cose da fare? A un primo step: limitare i danni, al secondo step: ridisegnare il modello.Già, limitare i danni. Perché il vero problema del lockdown non è stato il virus, ma le misure di difesa prese per contenere il virus. E il tema è che queste misure continueranno a essere presenti nella nostra attività con procedure che diventeranno standard. Procedure che se da una parte rafforzano il concetto della sicurezza dei nostri locali, del nostro personale addetto, della salubrità dell’aria che si respira nella nostra azienda, dall’altra parte continuano a mantenere acceso il timore del contagio e si sa, il timore è nemico della vendita. Quindi, da dove ripartire?
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