SDC Days, il ruolo essenziale delle sale della comunità

Sono iniziati ieri a Roma gli SDC Days (6-8 dicembre), convention nazionale delle sale della comunità che si è tenuta in occasione dei 70 anni di Acec, realizzata in collaborazione con Cineventi e con la direzione artistica di Remigio Truocchio. Ad aprire SDC Days è stato il convegno di Box Office, moderato dall’editore Vito Sinopoli, dal titolo “Sale della comunità: una risorsa essenziale in partnership con le distribuzioni”, per il quale sono intervenuti Giampaolo Letta (vicepresidente e amministratore delegato di Medusa Film), Gabriele D’Andrea (Head of Theatrical Distribution and Marketing di Lucky Red), Francesco Giraldo (segretario generale di Acec) e Carmine Imparato (coordinatore programmazione di SAS). Michele Casula (Managing Partner di Ergo Research) ha introdotto il convegno tentando di quantificare la “forza” delle sale della comunità: «si stima che le sale della comunità possano esprimere tra il 4-5% del totale ingressi/anno del mercato theatrical italiano».

«Normalmente il modello di business della monosala non è più sostenibile, mentre lo è per quanto riguarda le sale della comunità», ha esordito Francesco Giraldo (segretario generale Acec). «Certo aiutati da un contenimento dei costi, reso possibile dal sostegno delle parrocchie. Siamo sopravvissuti all’avvento dei multiplex, al passaggio al digitale e alle piattaforme, e questo ci ha reso resilienti. Dobbiamo fare, però, maggiormente rete con i SAS per migliorare la partnership con le case di distribuzione».

Carmine Imparato (coordinatore programmazione di SAS) ha sottolineato il lungo lavoro di condivisione messo in atto da qualche anno tra i gruppi regionali SAS (undici in tutto) che regolano la programmazione nelle sale della comunità di tutta Italia. «Comunichiamo costantemente tra noi e siamo mediatori tra distributori ed esercizio. Nel corso degli anni abbiamo anche compiuto operazioni di coordinamento su scala nazionale per alcuni film, come Chiamatemi Francesco, Francesco – Un uomo di parole, Aquile randagie e Solo cose belle, con cui abbiamo ottenuto ottimi risultati. Le sale della comunità sono un presidio culturale e ammontano a 650 schermi. Di questi, 150 lavorano quattro giorni su sette, oltre 200 sei giorni su sette, mentre le altre solo attive solo nei weekend. Il 20% svolge una programmazione di prima visione. Il 90% sono monosale, mentre il 10% sono strutture da due o tre schermi. Inoltre, oltre il 65% sono l’unica sala del paese o dell’intera zona. La maggior parte degli schermi sono dislocati al centro-nord, con poche sale in Puglia e Campania, e nessuna nelle isole».

«Trovo molto interessante il valore e il potenziale culturale dietro alla proposta delle sale della comunità», spiega Gabriele D’Andrea (Head of Theatrical Distribution and Marketing di Lucky Red). «Come distributori siamo consapevoli dell’importanza della formazione del pubblico e di una presenza sul territorio che alimenti la richiesta di cinema. Il radicamento delle vostre sale nel territorio è una risorsa molto preziosa per l’industria. Poter entrare in relazione con il pubblico è fondamentale per formare il gusto degli spettatori e per abituarli a una fruizione responsabile e legale del cinema. In questo senso le sale della comunità hanno una funzione culturale estremamente capillare. Una ricchezza che, in qualità di distributori, ci piacerebbe supportare e incentivare il più possibile. E a proposito di piattaforme: la magia della sala e la possibilità di confrontarsi su quanto visto sul grande schermo non potranno mai essere sostituite da una fruizione domestica. Solo la sala cinematografica può determinare una crescita di consapevolezza all’interno della comunità».

Per Giampaolo Letta (vicepresidente e amministratore delegato di Medusa Film), «in un epoca in cui tutto va veloce ed è digitale, dove abbiamo assistito a una accelerazione della concentrazione dei multiplex fuori dai centri cittadini e alla chiusura di tante monosale e piccole sale, le vostre strutture sono una grande risorsa per noi distributori e produttori. Oltre a svolgere una funzione sociale, siete in grado di individuare diversi target di pubblico a seconda delle tipologie di sale e delle aree di quartiere. Questa è una capacità insita nella vostra missione. I dati, infatti, evidenziano un livello di fidelizzazione molto alto nei vostri cinema e una minore frammentazione del pubblico rispetto al campione nazionale. Sono valori importantissimi per noi, resi possibili anche da un modello economico sostenibile. Questi dati andrebbero ulteriormente valorizzati, specialmente in una prospettiva di sviluppo nell’ottica di una programmazione di una certa tipologia di film. I vostri sono presidi culturali importanti in quanto svolgono un azione sociale di aggregazione che permette ai ragazzi di non stare in mezzo alla strada».

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