Contraddizione tricolore
Quella italiana è una repubblica televisiva basata su 421 canali, 360 dei quali sono editi da società con sede nella Penisola. Un panorama dinamico – come indicato in un recente rapporto di Confindustria Radio Tv relativo al 2018 – che tiene conto del fatto che mentre crescono le offerte svod, il Dtt si consolida con l’avvento di versioni visual radio, Sky spicca per la sua identità multipiattaforma, e Mediaset e Rai stabilizzano il loro ruolo di editori. Il tutto mentre il focus sulla tv di Mediobanca fa sapere che il giro d’affari nel 2017 si è assestato intorno agli 8,8mld, in calo dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Quello che si presenta quindi in questi primi quattro mesi del 2019, è un mercato per certi versi reattivo, che non si lascia intimidire e demoralizzare dai risultati della raccolta adv (che ha chiuso l’anno precedente con un risicato +0,6%) e vede la pay in equilibrio e gli svod (Netflix in primis) acquisire crescente visibilità. Come dire? Non va benissimo, ma ci sono tutti i presupposti – politica economica del Paese permettendo – per ampi margini di miglioramento. E per farlo sarà imprescindibile far evolvere le modalità di fruizione (e il lancio di DPlay Plus di Discovery che approfondiamo nel servizio di copertina è un gran bel segnale) e proporre il contenuto giusto al target giusto per non disperdere opportunità di business e soprattutto risorse. Sì, ma che contenuto offrire? A considerare i principali generi trasmessi dalle reti di cui sopra, colpisce come il 27% si concentri su film e fiction e il 17% punti sull’intrattenimento, il 9% vada assegnato a pari merito al calcio e alla programmazione kids, l’8% ad altri sport. Spicca lo strapotere di movie e serialità, a fronte di un mercato italiano che produce invece sempre meno ore di fiction originale. In sostanza, consumiamo di più e produciamo di meno. Di fatto sarebbe una contraddizione, ma – purtroppo per noi – non lo è.
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