Il bello della selezione
Parlando con Paolo Ainio, amministratore delegato del sito pure player ePrice, è stato illuminante il pensiero che vede la sopravvivenza di una qual si voglia azienda dipendere da determinate categorie merceologiche. Illuminante nel senso che, di riflesso, quella stessa azienda deve decidere di disinvestire da merceologie che, purtroppo, possono portare ad affondarne l’attività. Le ragioni possono essere diverse: banalmente, non si guadagna; oppure, dopo un attento “esame di coscienza”, si capisce di non essere in grado di veicolarle. E, bisogna dirlo, in questo senso ci sono già segnali di scelte ‘coraggiose’, quanto meno di discontinuità, che vedono l’industria e la distribuzione scegliersi al fine di proseguire un cammino sano e, speriamo tutti, di lungo periodo, sotto il segno della profittabilità. Se volessimo portare esempi concreti, potremmo citare Dyson che, anni fa, decise a quale tipo di retail far veicolare la propria l’offerta improntando una distribuzione selettiva; più recente, lo ha annunciato BSH in queste pagine, nell’intervista interna a questo numero, sostenendo che oggi il brand Siemens non è per tutti. Ma, attenzione, non è per ‘cattiveria’ (passateci il termine forse un po’ colloquiale) nei confronti di quell’insegna o di quel negozio, ma piuttosto un modo attento di permettere al trade di vendere un prodotto maggiormente ‘adeguato’ al proprio target di utenza finale e, di conseguenza, far ruotare bene e meglio lo stock e il magazzino. D’altronde, lo trovate scritto nell’approfondimento che pubblichiamo in questo numero, si assiste a un nuovo livello di partnership che la stessa industria confessa nei confronti del trade, fatto di qualità, dialogo e aiuto ‘sano’ reciproco.Non è da sottovalutare né tanto meno da scartare per lo sviluppo futuro del business in chiave differenziante.
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