C’è spazio per tutti?
Uno dei fenomeni che impatta in maniera più forte il mercato della Prima Infanzia è il persistente calo delle nascite: secondo i dati Istat, nel 2018 sono stati iscritti in anagrafe 439.747 bambini, oltre 18mila in meno rispetto al 2017 e quasi 140mila in meno in confronto al 2008. Il calo riguarda soprattutto i primi figli. Tra le cause, l’istituto di ricerca cita la prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine, a sua volta dovuta a molteplici fattori riconducibili al protrarsi di una forte instabilità economica, lavorativa e abitativa, e di un’incertezza sulle prospettive economiche del Paese.
Lo scenario non mostra cambi di direzione nel 2019: secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-giugno, le nascite sono già quasi 5mila in meno rispetto allo stesso semestre del 2018. I vari bonus e agevolazioni per le famiglie certamente aiutano ma non sono sufficienti a invertire la rotta: le motivazioni alla base della scelta di non avere figli o di averne solo uno sono ben più forti e complesse e non possono essere risolte da contributi economici spot.
La Prima Infanzia risente ovviamente di questo trend: il 2019 secondo GfK si è chiuso con risultati negativi sia a volume (-4,6%) sia a valore (-3,7%), rispetto a un 2018 già in calo per fatturato. L’industria e il retail cercano di muoversi verso una maggiore innovazione di prodotto, un coinvolgimento più forte dei genitori già dai primi mesi della gravidanza, una più profonda conoscenza dei clienti e una strategia chiara e mirata, cercando di farsi spazio e “rubare” quote alla concorrenza, ma valutando al tempo stesso se effettivamente, nei prossimi anni, ci sarà spazio per tutti.
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