Come si suol dire, chi si ferma è perduto. In questo momento molti ottici e diverse aziende stanno ricercando, e in alcuni casi già implementando, nuove modalità di dialogo con l’obiettivo di raggiungere il risultato, non certo semplice né scontato, di recuperare clienti “vecchi” per consolidare il rapporto nel lungo periodo, e acquisirne di nuovi. Ovviamente, la situazione generale è ancora complessa, perché non ci sono ancora certezze di contenimento – e come ci auguriamo – di termine dell’emergenza Covid-19. Da settembre, conclusa la stagione estiva – e con essa l’esigenza di occhiali da sole – e terminata l’urgenza di chi doveva cambiare gli occhiali nel post lockdown, occorre ripensare il business in un’ottica certamente più digitale. Perché la maggiore alfabetizzazione digitale è senz’altro uno degli effetti positivi (forse l’unico) della pandemia, avendo costretto milioni di persone e aziende a realizzare un percorso che normalmente avrebbero impiegato dai tre ai cinque anni a compiere e visto che ha sviluppato esponenzialmente la capacità relazionale tra i marchi e ogni singolo cliente, reale o potenziale, con tutti i mezzi a disposizione. Ma in tutto questo bisogna continuare a non trascurare la componente psicologia, il rapporto diretto one to one. Del resto l’ottico sa bene quanto sia un elemento fondante del servizio saper consigliare un modello piuttosto che un altro rispetto alla forma del viso e allo stile del cliente, fornire informazioni sulla manutenzione quotidiana e straordinaria, rispondere ai dubbi di chi è al primo occhiale. Tutto questo è parte integrante del ruolo che un ottico è demandato a svolgere nei confronti di chi sceglie di entrare nel suo negozio. È a questa normalità che dobbiamo reimparare a tornare, utilizzando tutti gli strumenti che la nostra professionalità e la nostra creatività ci mettono a disposizione. Mezzi tanto tradizionali quanto digitali, perché nei mesi a venire, il mercato – così come molti altri generi di consumi – dovrà almeno in parte ricostruirsi, diventando se possibile anche più competitivo. Ecco perché, come dicevo all’inizio, non ci si può fermare proprio adesso.
“Muoviti, muoviti”, canta Jovanotti, “Niente è finito, lo sai, finché ci sei”.
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