Salone, e poi?
Il Salone del Mobile si è chiuso poche settimane fa con 262 mila persone provenienti da 173 Paesi.
Certo, non sono i numeri record del 2019, ma se guardiamo gli ultimi due anni, possiamo affermare che è stata un’ottima edizione. E se è vero che di cinesi se ne sono visti pochi, non sono mancati i clienti e buyer importanti dalla Corea, dall’India, dal Brasile, dal Nord America (e qualcuno anche dalla Russia) che, pur di esserci, hanno fatto il giro del mondo e hanno accettato lunghe quarantene.
Tutto questo prova che Milano si è ripresa lo scettro, e la sua leadership ne è uscita confermata e rafforzata. Da una parte, la Fiera è stato un vero e proprio evento business dove i manager sono tornati a guardare in faccia i clienti e a stringere mani. In molti hanno affermato di aver preso contatti su nuovi mercati e di aver chiuso anche degli ordini (si, esattamente come una volta!).
Dall’altra la città di Milano si è messa ‘in secondo piano’ per dare risalto ai suoi quartieri. Galleria-Quadrilatero, Porta Venezia, Brera, Navigli, Sarpi-Chinatown, Nolo, City Life, Porta Romana, Isola si sono trasformati in mete, ognuna con la propria identità; dei veri e propri hub creativi, vestiti a festa per l’occasione. E poi ovviamente l’industria, che ha osato (un plauso ai big brand che sono usciti fuori dai classici circuiti) e ha dimostrato di saper far convivere estetica e tecnologia, di saper usare nuovi materiali e pensare green e di rendere gli spazi fluidi per dare risposte flessibili alle esigenze del consumatore (vedere il reportage a pag. 32).
Certo, tutto bene, tutto bello. Il Salone è stato un tonico per tutto il settore (Confcommercio ha stimato un indotto di circa 250 mln di euro generato su Milano). Ma all’orizzonte si intravede già qualche nuvola. Sebbene il primo trimestre sia iniziato bene, le imprese restano preoccupate per la situazione economica e geopolitica internazionale che non migliora, per i costi ancora fuori controllo di energia e materie prime e per gli effetti dell’inflazione sulla domanda. E solo in autunno si capirà come tutto questo inciderà effettivamente sulle performance del settore.
Con molti di voi ci siamo domandati come affrontarlo. Ovviamente non ci sono ricette, ma sicuramente non bisogna perdere il good mood del Salone e bisogna lavorare subito per trasformare tutti i contatti in relazioni. E poi occorre ragionare in ottica di filiera, e sollecitare le associazioni affinché dialoghino al più presto col Governo per mettere in campo strumenti per incentivare la domanda. Il settore ha le spalle larghe e le aziende hanno il vento in poppa, ma non possiamo stare fermi ad aspettare.
Arianna Sorbara
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