Quale futuro per l’animazione?
Stato attuale e potenzialità dell’animazione italiana alla luce del disegno di legge su cinema e audiovisivo in discussione in Parlamento. Se ne è parlato questa mattina a Roma nell’ambito dell’incontro organizzato dall’associazione Animation Italia e Asseprim (Federazione Nazionale di Confcommercio Imprese che rappresenta le aziende di servizi professionali), intitolato “Parola all’animazione italiana”. Molti gli interventi che si sono susseguiti durante questo tavolo di confronto e che hanno visto la partecipazione, tra gli altri, di rappresentanti della politica e del mondo Rai.
Nel suo intervento introduttivo Umberto Bellini, presidente Asseprim, ha fatto il punto sulla situazione dell’animazione italiana ricordando come «questo settore sia stato spesso considerato come un ambito di addetti ai lavori, economicamente irrilevante. In realtà, l’animazione è un settore strategico che può giocare un ruolo fondamentale nel futuro grazie al digitale e ai linguaggi che utilizza, anche nel dialogo con le giovani generazioni». I numeri, però, parlano di un settore frammentato. Sono 80 le imprese di animazione in Italia per 100 milioni di fatturato. Parliamo, quindi, di medio-piccole imprese. Sono attivi nel nostro Paese 22 canali dedicati ai più piccoli ma solo l’11% del palinsesto è occupato da produzioni italiane. Di parcellizzazione delle imprese ha parlato anche Giorgio Greppi, dirigente contenuti audiovisivi Agcom che ha sottolineato come in Italia «il 44% delle imprese attive nel settore animation abbia un fatturato inferiore ai 250mila euro». L’Italia sconta anche un gap negativo con Paesi quali Francia e Gran Bretagna che nel settore dell’animazione hanno investito da anni e che stanno raccogliendo i frutti del loro lavoro. Per fornire un dato, nel 2014 i produttori inglesi e francesi hanno investito in animazione tra i 50 e i 59 milioni di euro; in Italia i milioni di euro investiti sono stati 18, di cui i due terzi dalla Rai.
Questa situazione può trovare un rilancio grazie al nuovo ddl su cinema e audiovisivo grazie a strumenti quali il tax credit che possono favorire gli investimenti delle imprese. Merito del testo, è stato sottolineato da molti interventi, è proprio quello di rivolgersi non solo al cinema ma a tutto l’audiovisivo e di insistere anche su un aspetto importante che è quello dell’internazionalizzazione dei prodotti audiovisivi, discorso che vale anche per l’animazione come dimostra il caso virtuoso del fenomeno Winx, prodotto di Rainbow venduto in ben 170 mercati. Fondamentale per le imprese di animazione è, comunque, il rapporto con i broadcaster. Molto interesse ha suscitato l’intervento di Paolo Messa, membro del Cda Rai: «Come servizio pubblico abbiamo maggiori responsabilità per tutto ciò che concerne la produzione di contenuti per bambini e famiglie. Valutiamo in modo positivo l’impulso che il disegno di legge può dare a tutto il settore». Messa ha poi fatto riferimento a un importante cambiamento che avverrà in Rai in relazione all’animazione: «Come ha sottolineato il direttore generale Antonio Campo dall’Orto, finora di animazione a diverso titolo si sono occupati la direzione Rai Ragazzi, Rai Fiction, Rai Cinema, la direzione Risorse Tv, Rai Digital. Un’articolazione che non ha sempre reso facile il lavoro. Il direttore generale ha fatto sapere che le responsabilità, per quanto riguarda l’animazione, saranno trasferite alla direzione Rai Ragazzi. Un passaggio sostanziale che responsabilizzerà la direzione». Un cambiamento importante che avrà tempi di realizzazione rapidi, cosa che non si può dire del disegno di legge cinema che, come hanno ricordato gli onorevoli Antonio Palmieri, della commissione Cultura della Camera, e Luca Frusone che con la stessa commissione collabora, avranno tempi non brevi. Frusone ha poi fatto riferimento al fatto che spesso «la politica non ha capito l’importanza che può avere un settore come quello dell’animazione anche per le ricadute di indotto che può avere sui territori e che vanno oltre la realizzazione di prodotti per il piccolo o il grande schermo».
La strada che ha davanti il settore, quindi, è ancora lunga «ma un percorso è iniziato», ha ricordato Giorgio Scorza, presidente di Animation Italia. «Abbiamo molte sfide da affrontare sul piano nazionale e internazionale. Abbiamo iniziato a costruire qualcosa di importante e continueremo a farlo nel dialogo tra di noi, con le istituzioni e con gli altri player. È fondamentale che anche in Italia si arrivi a una dimensione industriale del nostro settore. Ma occorrono tempo e lavoro. Idee, creatività e impegno non ci mancano. Le potenzialità ci sono e su queste dobbiamo lavorare. In Francia ci hanno messo anni prima di raggiungere determinati risultati e non tutto è sempre andato a buon fine. Importante, per noi, poter contare su più player come punti di riferimento e non dipendere solo ed esclusivamente dai broadcaster».
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