Il digitale non può attendere
È finita la pacchia. Si potrebbe riassumere, brutalmente, così la tendenza – sempre più confermata – della perdita di audience nella tv lineare che, invece, aveva fatto gridare al miracolo per le impennate di piena pandemia. In mancanza di una sequenza articolata di eventi live (del fenomeno parliamo ampiamente nel servizio da pagina 16), il prime time si sta contraendo. A tratti, e soprattutto per alcuni operatori, pericolosamente. C’è da strapparsi le vesti? No, perché – come ci si ripete ormai da tempo – quel che esce dalla porta della linearità entra dalla finestra dello streaming. Ovviamente ciò vale per quegli operatori, e sono la maggior parte, seppur non tutti, che si sono dotati di un servizio Ott degno di questo nome. E ciò vale sia per i contenuti che per l’advertising. Siamo nell’era in cui il digitale è diventato centrale, e come tale bisogna pensare programmi e pubblicità in funzione dell’uso principale che se ne farà. Se la penetrazione della internet tv è passata nell’arco di 14 anni dal 10 al 42%, e se gli investimenti adv nelle Connected Tv dal 2020 al 2021 sono pressoché raddoppiati, qualcosa vorrà dire!
Sì, ma cosa? Probabilmente per ciascun operatore, in base al proprio punto di partenza, significherà cose diverse. Per esempio, che le concessionarie devono ancor di più affinare le analisi dei dati per indicare al braccio creativo quali siano le aree geografiche e i target su cui la loro offerta non arriva o arriva in modo insufficiente, e costruire contenuti in grado di ingaggiare “i latitanti”; che l’esigenza di una tv sempre più corale per target e temi capaci di intercettare (se non addirittura di anticipare) la contemporaneità si è fatta sempre più stringente; che la creatività (dalla scrittura alla regia, di programmi come di spot) deve essere sempre più funzionale al formato e alla modalità di fruizione, lineare od on demand che sia; e si potrebbe elencare ancora a lungo… Quel che va detto è che presto si arriverà al punto di non ritorno, e su certi generi – vedi la serialità – ci si è quasi arrivati, in cui sarà la grammatica del digitale a dettare legge alla linearità, facendo tesoro però di quanto quest’ultima ha insegnato nei suoi oltre 70 anni di storia. Certa “palinsestizzazione” (si perdoni il bruttissimo termine…) degli Ott è evidente, e lo sarà ancora di più con l’ingresso degli spot anche sulle piattaforme svod fino a oggi restie. Netflix in primis. Se per qualsiasi operatore la stagione tv 2022-2023 che si giocherà a partire dalla fine dell’estate non si imporrà come un chiaro spartiacque, in quella successiva potrebbe dover fare il doppio della fatica per stare al passo. Il digitale non può attendere…