Fronti aperti e nodi da sciogliere
Mentre ci apprestiamo a un’estate d’ordinanza, ovvero senza alcun evento sportivo di massa, essendo stati spostati in inverno i Mondiali di calcio, a cui peraltro l’Italia è stata (ancora una volta) rovinosamente esclusa, per questo numero di Tivù ci è parso doveroso concentrarci sui fronti aperti del mercato. Questo perché ci sono temi su cui una riflessione oltre che necessaria diventa d’obbligo, se non si vuole arrivare impreparati all’appuntamento della stagione 2022-2023 in cui la competizione degli Ott alla generalista rischia di farsi più insidiosa, visto l’ampliarsi delle mire dei primi sulla raccolta adv, così come l’assalto alla diligenza dei contenuti originali.
Come dire? Bisognerà capire se l’apertura di Netflix (e non solo) agli spot andrà a intaccare le risorse destinate dagli inserzionisti alla tv o al web. Così come bisognerà comprendere quanto la lievitazione dei costi orari medi di produzione per i titoli – soprattutto seriali – minaccia di mettere all’angolo i broadcaster “tradizionali”, che peraltro si trovano ad avere a disposizione risorse inferiori rispetto alle stagioni precedenti. Si tratta di un difficile esercizio di equilibrismo che non risparmia i diritti sportivi che, con l’avvento di Dazn e la fine del dominio di Sky, sono alle prese con un passaggio di testimone difficile, anche alla luce dei nuovi obblighi paventati da Agcom in tema di qualità trasmissiva e misurazione degli ascolti (da pag. 26). Alla voce fiction, invece, va registrata la sostanziale tenuta del settore nel 2020 – lo studio è dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo (da pag. 32) – e anche se l’Italia non sfigura, avendo “tenuto botta” nell’annus horribilis della pandemia, se ne esce con una sensazione di insoddisfazione per un comparto che cammina, ma non corre, e una produzione che viene apprezzata, ma non sfonda.
È come se a ogni stagione gli Original italiani ricominciassero sempre da zero… E poi c’è il grande punto interrogativo dei Servizi Pubblici. Infatti, il direttore generale di Ebu, Noel Curran, ci ha raccontato (da pag. 20) come debbano vedersela con grandi gruppi internazionali ampiamente diversificati, mentre si trovano ad avere a disposizione meno budget e più obblighi, per non parlare dell’insidia di chi vorrebbe riformarli, ridimensionarli o sottrargli le risorse pubbliche. E diciamo che, per tornare a casa nostra, anche l’eliminazione del canone Rai dalle bollette elettriche non aiuterà di certo.
C’è una realtà industriale che si fa sempre più complessa, con diversi nodi da sciogliere prima che la nuova stagione abbia inizio all’interno di uno scenario internazionale (guerra in Ucraina e pandemia in primis) non proprio tra i più confortanti. Riusciranno i nostri eroi a venirne a capo? Ai posteri l’ardua sentenza.
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