La tv si prende spazi del CINEMA e dell’ONLINE
Non sono molti i punti fermi per il mercato televisivo in questo primo scorcio del 2022, ma i pochi attualmente a disposizione sono abbastanza chiari.
Il primo indica che, dopo l’impennata dei vari lockdown, la platea tv continua a rimanere molto ampia: secondo Studio Frasi, infatti, quasi 10mln di spettatori hanno composto l’audience media nelle 24 ore nell’ultimo scorcio del 2021, inizio della stagione corrente, saliti a 24mln in prime time.
Tuttavia, ha dato da riflettere l’emorragia di 3,3mln in prima serata e di 1,4mln nel giorno medio rispetto allo stesso periodo del 2020, e che il 30% di questi transfughi siano giovani nella fascia 20-24 anni. Nessun allarmismo però, c’era d’aspettarselo vista l’eccezionalità dei dati 2020, e soprattutto perché presumibilmente almeno in parte sono migrati su altri device per consumare gli stessi contenuti che guardavano prima seduti sul divano di casa.
Non è un caso che, secondo EY, gli abbonamenti agli Ott – che vengono fruiti in buona parte in mobile – a ottobre siano saliti quasi a quota 14mln. Tutto questo per dire che indubbiamente, malgrado tutto, le televisioni (al plurale) godono di ottima salute. E, oltre ai risultati d’ascolto, anche la raccolta adv lo dimostra plasticamente. Per il resto, la sensazione è che anche le offerte Ott, che fino a pochissimi mesi fa venivano considerate quanto di più innovativo offrisse il mercato, siano entrate ormai nel novero del mainstream: e non poteva essere altrimenti, perché non si può ragionevolmente rimanere delle eterne debuttanti. È l’inesorabile destino delle novità.
Novità che invece non mancano di costellare l’andamento dell’intrattenimento come genere, che rimane il contenuto cardine della grammatica televisiva. Dall’approfondimento che abbiamo appunto scelto di fare su questo numero, si evince infatti che a livello quantitativo la sua produzione rimane saldamente in mano ai broadcaster, ma che a livello di rilevanza (perché i loro show sono collocati prevalentemente in prime time) sono i produttori esterni a farla da padroni, produttori che sulle piattaforme streaming si apprestano a far evolvere il loro ruolo in una vera e propria egemonia.
Ecco, se c’è un aspetto che probabilmente potrà contraddistinguere questo nuovo anno, sarà – o almeno dovrebbe essere – quello di ridefinire un nuovo inizio per il mercato, ovvero fare i conti con le ricadute prodotte dal sopravanzare delle nuove aspettative maturate nella platea durante la pandemia. Perché quanto è accaduto nei due anni precedenti non è certamente ciò che ci aspetta, e quel che accadrà somiglierà solo in parte a quanto abbiamo lasciato nel 2019.
Soprattutto in considerazione del fatto che in questo lasso di tempo la tv è riuscita ad assumere anche alcune delle prerogative che prima erano del cinema (le novità cinematografiche lanciate direttamente on demand lo dimostrano) e, con il Dvb-T2, anche dell’online. Come dire, se tutto va bene, ne vedremo delle belle…