Il Coronavirus, come ogni crisi, richiede decisioni coraggiose, impopolari, in controtendenza, che forse non avremmo neanche considerato in tempi migliori. Sono molteplici gli spunti da cui possiamo trarre nuove idee per traghettare l’industria cinematografica oltre ostacoli che, ad oggi, sembrano ancora invalicabili. Ma in attesa che venga definito con precisione un percorso di riapertura delle sale su scala nazionale, è fondamentale vagliare ogni opzione (quindi, benvenute anche le arene). Ad esempio, si potrebbe valutare una riapertura anticipata di qualche centinaia tra i cinema più significativi con un’iniziale riduzione dei posti in sala intorno al 35% (ovviamente le percentuali sono indicative), per poi allargare al 50% nel giro di due o tre settimane in caso di “successo” (qui sarà fondamentale la presenza dei due maggiori circuiti del mercato). Senza dimenticare le misure di sicurezza, come la sanificazione degli ambienti e le mascherine, rispettivamente detraibili al 50% e al 19%. A queste strutture le distribuzioni potrebbero offrire gratuitamente quei titoli usciti direttamente sulle piattaforme italiane e internazionali (comprese RaiPlay e Mediaset Play) e mai passati per la sala, come ad esempio Bombshell, Tornare a vincere, Artemis Fowl, Emma, L’uomo invisibile, 7 ore per farti innamorare, Favolacce, Tornare, ecc…E se per questi film i distributori concedessero ai cinema un “incasso pieno” senza percentuali (almeno nella fase di ripartenza), in cambio l’esercizio potrebbe garantire qualche punto di percentuale in più al distributore (major in testa) per l’uscita dei primi blockbuster. Anche perché quest’ultimi registreranno performance inferiori rispetto al passato e andranno sostenuti e stimolati.Allo stesso tempo, si dovrà investire molto di più nel lancio dei film per almeno un anno dalla ripartenza, andando a riconquistare innanzitutto il target di appassionati. Un’operazione che dovrà essere portata avanti dalle singole distribuzioni con il sostegno di uno Stato che, ci auguriamo, comprenda quanto il settore cinematografico crei lavoro, diretto e indiretto (situazione in cui comprenderemo anche la “forza politica” delle associazioni).Ai servizi streaming andrà chiesto di comportarsi anche da alleati – non solo da competitor, quali sono e saranno anche in futuro, rimanendo sempre un’alternativa al cinema nel tempo libero – promuovendo gratuitamente sulle loro piattaforme i film che usciranno in sala nella fase iniziale (stanno guadagnando a sufficienza da poterselo permettere). Andrà poi tenuto conto del sovraffollamento dei set una volta riavviata la macchina (senza contare quegli attori che non potranno essere contemporaneamente su più set) e qui dovremo fare affidamento sulla grande accortezza e lungimiranza dei produttori.Infine, vorremmo riportare l’attenzione su una riflessione che Box Office fece già tempo fa riguardo all’esercizio: i consorzi dovrebbero trasformarsi in società di capitali che garantiscano teniture e pagamenti, ottenendo così ulteriori benefici dalle distribuzioni. Tenuto conto che non mancheranno acquisizioni di società per fare massa e acquisire maggior “peso” sul mercato e sul tavolo delle trattative (esiste anche un bonus che favorisce le fusioni). Nella produzione tutto questo è già avvenuto, ma accadrà anche nella distribuzione e nell’esercizio.