Bagnoli Rossi: «Solo il 55% degli utenti è consapevole dei rischi della pirateria»
In occasione di un convegno organizzato alla LUISS Business School, FAPAV – Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali ha diffuso ieri gli ultimi dati della ricerca Ipsos (appendice di una ricerca più ampia già presentata nei mesi scorsi) sull’evoluzione della pirateria audiovisiva in Italia: dati interessanti che si concentrano soprattutto sulla percezione dei rischi informatici (violazione della privacy e sicurezza di dati personali) da parte degli utenti. Dalla ricerca emerge infatti che solo il 55% di chi fa uso di pirateria ha piena consapevolezza dei rischi che incorre, e la percentuale si abbassa al 49% se si restringe il campo agli under 15. Per quel che riguarda la consapevolezza della illegalità di questo consumo, il 78% dei pirati è a conoscenza del fatto che la pirateria è un reato ma solo il 55% ritiene che sia improbabile essere scoperto e ancor meno sanzionato.
Altro dato da ricordare, è il prezzo della pirateria: all’anno l’industria audiovisiva perde 617 milioni di euro a causa della mancata fruizione attraverso i canali legali di film e serie piratati mentre è di 1.05 milioni di euro la stima del fatturato perso da tutti i settori economici italiani a causa della pirateria audiovisiva. Un prezzo che incide anche sull’occupazione: sono 5.700 i posti di lavoro a rischio a causa del consumo di contenuti illegali. Complessivamente è di 369 milioni di euro il danno stimato sull’economia italiana in termini di PIL e di 171 milioni di euro la stima dei mancati introiti fiscali (IVA, imposte sul reddito e sulle imprese).
«Come si evince dal basso livello di consapevolezza – ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV – il vero problema risiede proprio nel fatto che compiendo queste azioni, non solo si viola la legge, ma abbassa il livello di sicurezza e tutela della propria identità personale, offrendo, il più delle volte senza accorgersene, al mondo dell’illegalità web, ciò che di più intimo ed inviolabile possediamo, ovvero i nostri dati, le nostre informazioni, i nostri comportamenti».
Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato per i Beni e le Attività Culturali, ha invece così commentato: «La pirateria è un business e i proventi non vanno a chi crea e distribuisce i contenuti ma a vere e proprie organizzazioni criminali. Una visione romantica della pirateria ha cercato di convincerci che si trattasse di un fenomeno di libertà, realizzato da ‘benefattori’ ma tutti sappiamo che non è così e che, se vogliamo continuare ad avere artisti, musicisti, autori che vivono del proprio lavoro e della propria creatività, dobbiamo favorire la fruizione legale».
Di seguito una sintesi degli altri risultati della ricerca:
• 37%: l’incidenza complessiva della pirateria (di film, serie e programmi televisivi) tra gli italiani di 15 anni o più nel 2017. Il digitale si conferma la modalità preferita di pirateria, 33% e in particolare lo streaming, 26%. Il download/P2P appare in aumento, attestandosi al 22% (+ 5%).
• Pirateria film: 30% (-3% rispetto al 2016).
• Pirateria serie: 21%
• Pirateria programmi: 19%
• 631 milioni: la stima complessiva degli atti di pirateria, in calo del 6% rispetto all’anno precedente. In crescita i programmi tv piratati, film e serie rimangono però i contenuti preferiti dai pirati italiani.
• 110 milioni: il numero stimato di fruizioni perse di film e serie.
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