Cara Europa, facciamo il punto?/Dear Europe, shall we assess the situation?
Su questo numero di Tivù che, com’è ormai tradizione, presenzierà al MipCom di Cannes, troverete un approfondimento sul mercato televisivo in Europa. Inevitabile dedicare un servizio all’operazione MediaForEurope, tentativo di internazionalizzazione in cui Mediaset – bisogna ammettere con una certa dose di coraggio e forse di spregiudicatezza – si gioca, come riportato nell’articolo, molto. A seguire, ci siamo occupati dell’industria televisiva francese, così come su altri numeri recenti abbiamo presentato quelli di Germania e Spagna. Su altre realtà d’Oltralpe punteremo prossimamente i nostri riflettori. Questo perché, come continuiamo a ribadire da tempo, il punto di vista di chi vuole fare business televisivo oggi o è internazionale oppure non è: ogni broadcaster che si rispetti ormai dovrà avere i piedi nel proprio Paese e la testa all’estero, realizzando produzioni sempre più glocal e mettendo a punto strategie capaci di generare risvolti-alleanze-ricavi anche oltreconfine.
Un’altra cosa che bisogna rilevare è la rigidità che sta contraddistinguendo i servizi pubblici europei: nell’era in cui i grandi gruppi Usa si fanno la guerra per spartirsi a breve la torta di 100mld di euro del mercato dell’intrattenimento televisivo nel Vecchio Continente, i nostri continuano sulla loro strada senza accennare a un minimo di strategie comuni. In un’era in cui acquisizioni, fusioni, mergerizzazioni, in cui un colosso ne acquista un altro fagocitando migliaia di ore di cataloghi ed expertise, i servizi pubblici sembrano giocare una partita completamente diversa, procedendo ognuno per proprio conto, quasi in beata solitudine. E non si tratta solo di una mera questione commerciale, perché è proprio dalla tv che potrebbe passare quell’alfabetizzazione del comune sentire europeo a cui fanno spesso riferimento le autorità UE.
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In this issue of Tivù, present at MipCom as has become tradition, you will find an analysis of the television market in Europe. It is inevitable that an article be focussed on the MediaForEurope operation, an attempt at internationalization which sees Mediaset – with, it should be admitted, a considerable dose of courage and, perhaps, irreverence – playing for very high stakes as we report. Following on, we examine the French television industry just as recent issues presented the scenarios in Germany and Spain. We will soon turn our headlights to other situations across the Alps too. The reason behind this is our belief, stated repeatedly for some time now, that those wanting to do business in television today must have an international perspective, there is no alternative: every self-respecting broadcaster should have their feet in their own country and their heads abroad by now, putting together increasingly glocal productions and perfecting strategies that generate continuation-alliances-income both within and beyond national borders. Another issue that need highlighting is the rigidity that characterises the European public broadcasters: at a time when the big American groups are fighting to carve up the €100 billion pot of the Old Continent’s television entertainment market amongst themselves in the near future, our representatives continue to follow an unchanging path without a hint of shared strategies. In an era of acquisitions, fusions, mergers, where one colossus buys another and ingests its expertise and thousands of hours of catalogue programming, the public broadcasting service seem to be playing a completely different game, each on their own, almost in a blessed solitude. And this is not simply a question of mere commerce because television is in the best position to spread and encourage the literacy of our shared European nature so often referred to by the European Union authorities.
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