È tempo di tornare a vincere
Siamo talmente sfiduciati da ciò che ci aspetta, che abbiamo fatto l’abitudine al peggio, in economia come nella politica e – di conseguenza – anche nelle relazioni personali e affettive. E da che mondo è mondo, chi è convinto di essere un perdente, continuerà a perdere anche quando potrebbe provare a vincere; non a caso, secondo lo stesso sondaggio, una buona fetta della popolazione è persuasa che la sua situazione lavorativa personale potrebbe peggiorare a breve, solo che se ne preoccupa meno di quanto non avrebbe fatto prima, in quanto è ormai subentrata la routine. Di conseguenza i margini di manovra si assottigliano, e coincidono nella stragrande maggioranza dei casi con quel paracadute sociale che in Italia sono da sempre le famiglie, perennemente messe alla prova da una realtà che diventa sempre più complessa e fosca. Temo che abbia ragione il premio Nobel John Maxwell Coetzee quando sostiene che «si fa l’abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione». Così come temo che il nostro Paese abbia da tempo superato tale soglia, e che sia giunto il tempo di cominciare a guardare negli occhi la situazione, assumersi le responsabilità di agire per invertire la rotta e scrollarsi di dosso la dannazione che ci vede come i perenni negletti dell’Europa, quando abbiamo le capacità, la creatività, nonché la storia per vivere il tempo presente da protagonisti. Ecco, è questo ciò in cui oggi noi italiani dovremmo cominciare a credere fortemente… che è tempo di tornare a vincere…
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