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Fare previsioni su ciò che succederà nei prossimi mesi è impossibile. Neppure i virologi sono in grado di anticipare la possibile evoluzione dell’emergenza sanitaria, il che rende il mercato fortemente incerto in uno dei periodi più importanti dell’anno, quello che tira la volata alle festività natalizie. Difficilmente avremo un altro lockdown perché oggi siamo più preparati che in passato nella gestione della crisi, ma come potrebbero impattare sui consumi di prodotti beauty più stringenti misure di distanziamento sociale? In che modo gli effetti di cassa integrazione e licenziamenti si ripercuoteranno sulla capacità di spesa degli italiani? Non siamo in grado di prevederlo. Siamo certi, tuttavia, che il beauty abbia dalla sua un valore intrinseco – che è quello dell’autogratificazione – che la avvantaggia rispetto a molti altri business. È questo che la comunicazione deve valorizzare, insieme a un concetto di benessere che travalica i benefici del prodotto per diventare valoriale, intendendo con ciò concetti come l’ecocompatibilità e la sostenibilità – sempre più abbracciati da brand del selettivo – e l’inclusività, che sono in grado se non di eliminare per lo meno di ridurre in modo drastico gli eventuali rimorsi del consumatore che effettua l’acquisto come espressione di autoindulogenza e di coccola verso se stesso. Perché, in fondo, cosa c’è di meglio di un prodotto che fa star bene me e anche gli altri?
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