Proviamo a invertire la rotta
È il Bilancio demografico nazionale 2019 dell’Istat a certificare quello che tutti temevamo: le nascite nel 2019 hanno toccato un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia.
Sono stati infatti iscritti in anagrafe circa 420mila nuovi nati, oltre 19mila in meno rispetto al 2018, mentre è aumentato lievemente il numero dei decessi e delle cancellazioni anagrafiche per l’estero. Si aggrava quindi il declino demografico avviatosi nel 2015 che ha già portato a una perdita di più di 550mila residenti in 5 anni. Gli italiani fanno sempre meno figli, i giovani vanno all’estero e l’apporto degli stranieri riesce solo ad attenuare la flessione del dato complessivo. In questo scenario poco confortante si inserisce il Covid, destinato con ogni probabilità ad aggravare la situazione, per almeno due motivi.
La crisi economica, perché senza lavoro né certezze le giovani coppie rinunciano o posticipano la scelta di fare un figlio, e l’impatto del lockdown e della chiusura delle scuole sulla vita familiare. Se già nel 2019 il 73% delle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali riguardava le lavoratrici madri e aveva come prima motivazione la difficoltà di conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura del bambino, possiamo aspettarci che nel 2020 questa percentuale aumenterà. Il mercato della Prima Infanzia deve temere questi due fenomeni alla stessa stregua – perché meno bambini e meno donne che lavorano vuol dire meno consumatori e meno potere d’acquisto – e, oltre a farsi promotore di politiche di sostegno alle famiglie, fare il primo passo da un lato sostenendo i consumatori nell’immediato con iniziative di breve termine e dall’altro riconoscendo la genitorialità e le competenze che si acquisiscono nella cura del bambino come risorse preziose nel mondo del lavoro.
In questa direzione va il progetto Parental Skills at work di Prénatal, raccontato da Massimo Arioli in questo numero.
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