Videogiochi: un business che può crescere ancora
Nel 2022 il settore in Italia ha fatturato 2,2 miliardi e deve ancora arrivare l'ondata dei giochi basati su visori di nuova generazione
Di seguito un estratto della inchiesta di copertina apparsa sul numero di luglio di Uptrade
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Secondo il rapporto di IIDEA, l’associazione che rappresenta l’industria di riferimento in Italia, il mercato dei videogiochi in Italia ha realizzato un giro d’affari pari a 2,2 miliardi di euro (-1,2% vs 2021). Il segmento software, che rappresenta l’81,5 del totale mercato (1.791 milioni euro), registra una lievissima contrazione (-0.5%). A subire un ridimensionamento sono principalmente le vendite di software digitale, console e PC (-1,7%) e app (-1,3%), che insieme valgono l’84,3%, mentre le vendite di software fisico, che pesano il 15,7%, crescono del 5,2%, anche per effetto del ritorno nei negozi al dettaglio post emergenza. Le difficoltà di approvvigionamento rappresentano invece un ostacolo alla crescita del segmento hardware, che segna un -7,7% rispetto al 2021, per un giro d’affari complessivo di 409 milioni di euro (18,5% del totale del mercato).
Gioca un italiano su quattro
Nel 2022 sono stati 14,2 milioni i videogiocatori in Italia tra i 6 e i 64 anni, quasi un quarto della popolazione, con un’età media di 29,8 anni. Tra le piattaforme preferite, i dispositivi mobile sono i più utilizzati (69,7%), seguiti da console (45,8%) e PC (38%). Torna ai livelli pre-pandemici il tempo di gioco medio, che è diminuito a 7,52 ore settimanali rispetto alle 8,67 dell’anno precedente caratterizzato da lunghi periodi di lockdown.
E il made in Italy cresce del 30%
Dal punto di vista della produzione di videogiochi in Italia l’industria nazionale cresce e si consolida, con il definitivo passaggio da una realtà di start up a una di piccole e medie imprese. Quattro imprese su dieci, infatti, rientrano oggi nella definizione di Pmi: erano il 30% nel 2021 e appena il 17% nel 2018. Au-mentano, in particolare, le imprese con un numero di addetti tra i 10 e i 20, che passano dal 15% del 2021 al 20% attuale. Il fatturato generato dalle imprese di produzione si aggira nel 2022 tra i 130 e i 150 milioni di euro, segnando un +30% rispetto all’anno precedente e mostrando un forte potenziale di crescita.
Il mercato principale di destinazione rimane quello europeo, che esce però ridimensionato (dal 60% nel 2021 al 43%) a beneficio di quello nordamericano, la cui incidenza sul totale passa dal 25% del 2021 al 40% del 2022. Limitato il peso dell’Italia, per quanto in leg-elaboragero aumento (7%). Nel settore lavorano 2400 persone: un numero aumentato del 50% rispetto al 2021 quando erano 1600. L’83% di loro ha meno di 36 anni, mentre uno su quattro è donna. Il 77% del fatturato deriva dal mercato B2C (+9%), mentre per il 75% dei developer italiani il PC resta la piattaforma preferita di sviluppo: seguono mobile (50%) e console (40%). “Il rapporto ci conferma l’importanza dell’industria dei videogiochi nell’economia digitale, culturale e creativa del Paese. Mai come ora, anche alla luce della recente Risoluzione del Parlamento Europeo approvata lo scorso novembre, appare necessaria una strategia nazionale per lo sviluppo del settore, affinché l’Italia possa assumere un ruolo di leadership”, ha dichiarato Marco Saletta, Presidente di IIDEA.
L’ingresso delle piattaforme di streaming
All’orizzonte si intravede un altro importante trend quello dell’ingresso nell’arena dei videogame da parte delle principali piattaforme di streaming. Nonostante il fallimento di Google Stadia che ha chiuso i battenti proprio lo scorso gennaio, Netflix e Amazon sono pronti a lanciare la loro sfida. L’azienda leader dell’e-commerce ha già lanciato negli Stati Uniti la sua piattaforma dedicata ai casual gamer Luna e al momento è disponibile anche in Canada, UK e Germania.
Tutto lascia supporre che nel giro dei prossimi mesi l’espansione sarà robusta legata anche all’arrivo (Italia inclusa) dei televisori a marchio Amazon. Al colosso di Seattle si aggiunge Netflix il cui servizio gaming è partito in sordina ma ora sembra sia in procinto di decollare, sono infatti previsti entro la fine dell’anno 40 nuovi titoli, a cui si aggiungono 70 giochi in fase di sviluppo altri 16 direttamente dagli studios di Netflix. Il progetto non è solo quello di allargare il catalogo ma di utilizzare la proprietà intellettuale delle
delle loro serie TV per generare nuove esperienze videoludiche. Una strategia che per esempio Playstation ha utilizzato, all’inverso, con il blockbuster The Last of Us. Insomma il futuro dei videogame è in costante fermento nonostante il periodo non semplice.
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